Vi siete sbagliati. Fuori di battuta, non è chiaro quale sia l’idea di fondo di Tremonti. Il finanziamento infrastrutturale è già previsto per le aree depresse dell’Unione Europea (come noto, l’Italia non è tra gli utilizzatori virtuosi di tali fondi, a differenza di quanto ha fatto e fa la Spagna). Il vecchio cavallo di battaglia tremontiano, l’imprecisata estensione del raggio di azione di una Banca Europea degli Investimenti che già oggi raccoglie capitali attraverso emissioni obbligazionarie (e opera a favore delle PMI), non ha finora trovato sostenitori. Forse perché si tratta di un progetto che finirebbe coll’aumentare la possibilità (il rischio) di un bilancio centralizzato europeo, fiscalità inclusa, con tutti i problemi che ciò solleverebbe. Ma il passato e futuro inquilino di via XX Settembre non si lamentava della irresponsabile lontananza dei tecnocrati bruxellesi dalle popolazioni d’Europa?
Tremonti sembra inoltre invocare a gran voce le nazionalizzazioni come soluzione agli eccessi di sistema. Noi siamo assai meno ottocenteschi e preferiamo che la funzione dello stato sia la statuizione intelligente di regole del gioco, come del resto previsto dal Global Financial Stability Report, ma de gustibus non est disputandum. Quelle di Tremonti sono vecchie solfe, insomma. Ma sempre buone per darsi una verniciata di “visione” politica. Non a caso l’immancabile Paolo Mieli, uno che di solito capisce tutto anni prima degli altri (e di sé stesso, a volte) ha già attribuito a Tremonti quest’aura di progettualità sul nulla. Del resto, cosa aspettarsi da uno che vuole delocalizzare le futuribili centrali nucleari italiane? Gestione preventiva della sindrome-nimby o volontà neocolonialista? E poi, come noto, il costo del lavoro è la variabile-chiave nella costruzione delle centrali nucleari, giusto? Un po’ come accade con le cucitrici cinesi, immaginiamo. Ma forse ci siamo sbagliati: l’obiettivo strategico di Tremonti è quello di raggiungere l’outsourcing del processo decisionale politico, sottraendolo ai politici italiani. In quel caso, e vista l’esperienza storica di questo paese, potremmo pure convenire con lui.
I prossimi consessi economici internazionali, che minacciavano di svolgersi in un’atmosfera di cupa preoccupazione, sembrano invece destinati ad essere alleviati dall’umorismo di Tremonti e della sua Trabant.