Meniamo le mani, il neocon chiamò

Diciamola tutta, sentivamo la mancanza dei dardeggianti articoli neocon di Christian Rocca. Ebbene, oggi il Nostro è tornato, con il suo armamentario fatto di Monaco 1938, Chamberlain (Neville, non Richard), Hitler, svastiche frammiste a falci e martelli. Già il titolo è di quelli da sdilinquire i nostri nerboruti esportatori della democrazia: “Mosca, Sarajevo, Baghdad, Tblisi“. Per una volta, Rocca si lascia alle spalle l’islamofascismo™, ci fa grazia di citare Paul Berman e l’intellettuale italo-newyorkese Franco Zerlenga, lascia in panchina la premiata ditta Podhoretz and Son ed il loro infinito conteggio di guerre mondiali in corso, e si dedica al Caucaso.

Dove l’Unione Sovietica (pardon, la Russia) sta costruendo il nuovo Afghanistan, da cui appena possibile spiccherà il volo verso le tiepide case dei pavidi europei. Segue abituale diluvio di citazioni su Max Boots, del confuso Robert Kagan, Bill Kristol, e persino il delizioso cammeo di Zbigniew Brzezinski su Huffington Post. Niente meno, Adinolfi schiatterà d’invidia. E soprattutto, mission accomplished: l’Iraq ha un surplus di bilancio di ben 94 miliardi di dollari. Forse perché non spende i proventi petroliferi, chissà. Sia riabilitato Paul Wolfowitz, l’architetto dell’operazione-Saddam. Lo dice anche Christopher Hitchens, che è di sinistra, si affretta a puntualizzare Rocca, mica pizza e fichi.

Certo, al Nostro sembra sfuggire che gli Stati Uniti e l’Occidente hanno un fottuto bisogno di Mosca per contenere l’islamofascismo™ iraniano, e che la maldestra iniziativa dell’esagitato Saakashvili rischia di porre Washington davanti ad un drammatico tradeoff tra Caucaso e Middle East. Ma sono dettagli, ora c’è da combattere per la libertà del Caucaso, contro quel Putin i cui metodi un conservatore senziente come Andrew Sullivan ha già definito cheney-neschi, per il culto per la segretezza, la forza bruta e il disprezzo per le regole internazionali. E riguardo la missione compiuta irachena (il principale motivo per il quale gli americani hanno mani e piedi legati nel Caucaso oltre che in Medio Oriente, e non sono in condizione di dispensare garanzie a chicchessia), lo stesso Sullivan dimostra di saper contare, e si altera lievemente:

Let me try to get this straight: a prediction that the entire war and reconstruction could be all but paid for by the Iraqis is vindicated by a $2 trillion expense to the American tax payer because five years after the invasion, Iraq’s oil supplies are finally bringing in revenue. I mean really.

Ah, che taccagno questo Sullivan! Mettersi davanti al mastrino in partita doppia proprio quando c’è da combattere contro l’islamofascismo e il russocomunismo, e andiamo. Per punizione si riveda tutta la filmografia di John Wayne e si legga la biografia di Giuliano Ferrara, il burlesco agente della Cia. Il comunista che un giorno al risveglio decise di lottare per un mondo libero. Ma non dai sussidi.

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