…se non fossimo stati pigri, è esattamente questo. Già ascoltando la lettura dell’editoriale introduttivo di Concita De Gregorio su l’Unità, questa mattina, durante la rassegna stampa del GrParlamento Rai, siamo stati colti da uno strano movimento dei muscoli facciali, e che avremmo agevolmente scambiato per un accesso di riso, che ci ha provocato autentici singulti. Ma probabilmente ci siamo sbagliati, era altro.
Trovandoci su un mezzo pubblico, ci siamo immediatamente ricomposti ricorrendo ad una forma evoluta di training autogeno: abbiamo finalmente realizzato il senso di ammirazione che ci coglie per queste persone ed il loro pensiero forte, fatto di re-interpretazioni della storia, di arditi sincretismi, di orwelliane Oceania, Eurasia ed Estasia che diventano alleate e poi nemiche e poi ancora alleate, ed i quotidiani come l’Unità vengono immantinente riscritti ed archiviati per confermare che sì, loro sapevano esattamente dove e quando il grande fiume della Storia avrebbe disegnato un’ansa. Era proprio un piccolo mondo antico e piccolo-borghese, quello dell’infanzia della De Gregorio. Chi scrive se lo ricorda perfettamente, essendo quasi coetaneo della direttora. Bei tempi, signora mia. Poi è arrivato il Sessantotto, ed ha spazzato via quel piccolo mondo antico ed il suo perbenismo. Tristezza? Mai, perché alla direttora andava benissimo anche quello, con la sua critica della gerarchia e del principio di autorità. Questo non ve l’ha dettagliato, a questo giro. Appena sarà pronto il nuovo format del giornale ve lo spiegherà, non temete. La Storia avanza: pedinatela senza dare nell’occhio, vi aiuterà Concita.
P.S. Fausto, grazie di esistere.