All’interno di un post quasi interamente condivisibile, JimMomo inserisce un passaggio per noi criptico:
Nessuno attualmente sembra in grado di porre un argine “culturale” alle idee del ministro. Temo che prima o poi sarà troppo tardi e che la sua indisturbata semina darà dei frutti. L’ex ministro Martino è stato fatto fuori e altre figure autenticamente liberiste all’interno del PdL, per un motivo o per l’altro, non sembrano ancora godere della sufficiente forza politica e mediatica, e della necessaria autorevolezza interna, per contendere a Tremonti il ruolo di “mente economica” del centrodestra. Né Brunetta, né Della Vedova, né Capezzone.
Scusate, ma qui è d’uopo citare Montalbano: che minchia c’entra Capezzone con gli altri economisti del PdL? Attribuire il ruolo di potenziale “mente economica” di uno schieramento politico ad un giovanotto con la maturità classica e largamente incompiuti studi di giurisprudenza serve solo a rafforzare l’adinolfizzazione della politica italiana: chi è più svelto di lingua e ad attovagliarsi, vince. Sarebbe solo l’ennesima conferma del declinismo di questo paese, in fondo. E badate, quello verso Capezzone non è odio, contrariamente agli auspici dell’interessato, che in tal modo vorrebbe diventare il santo laico della politica italiana. Quello verso Capezzone è solo incondizionato disprezzo per una politica politicante, opportunistica e parassitaria che sfrutta il fattore anagrafico come falso valore culturale. Tutto lì.
Quanto a Tremonti, vale quello che ha scritto Federico: mille ne pensa e una ne fa. E quella che fa, è tendenzialmente innocua o almeno non troppo nociva. In fondo, a lui basta scrivere improbabili teoremi storici ed antropocentrici, e che qualcuno gli dica che aveva previsto tutto, per sentirsi appagato. E’ un pedaggio che il paese riesce ancora a sopportare, tutto considerato.