Fai una giravolta, falla un’altra volta: scrivi il tuo bel testamento biologico, entra in un tunnel di deliranti adempimenti burocratici che solo una mente malata poteva immaginare, ripeti l’operazione ogni tre anni. Ma ricorda: il tuo fiduciario può scegliere di non dare corso alla tua volontà, ed il tuo medico può sempre ritenere che, meanwhile, alcune terapie facciano al caso tuo, perché nel frattempo (ecco la parolina magica) sono state “attualizzate”, e comunque la tua volontà non è vincolante. No all’accanimento terapeutico, per carità, ma no all’eutanasia, attiva e passiva. Tra le due non c’è realmente differenza, ma fingiamo che ci sia, così in molti dormiranno meglio.
Definite accanimento terapeutico: e se (o meglio, quando) la linea di confine tra cessazione di quest’ultimo ed eutanasia diventa sempre più sfocata (perché questo accade, e lo sappiamo tutti), che facciamo?
E se per caso finite in stato vegetativo persistente non preoccupatevi: Giuliano Ferrara non dovrà portare bottigliette d’acqua sul sagrato del Duomo, perché quelle forme di “sostegno vitale” vi sono “eticamente e deontologicamente” dovute. Per farvela breve, non è stata iniziata la discussione di alcuna legge sul testamento biologico, ma semplicemente si sono impiantate le tende del teatrino gattopardesco che porterà a ribadire il principio che il vostro corpo appartiene allo Stato e non a voi, anche nell’ipotesi di assenza di impatto sociale delle vostre decisioni individuali.
Questa è l’autentica forma di statolatria che una maggioranza ubriaca di “statalismo etico” è oggi in grado di proporvi.