Ci siamo quasi

Nel 2009 banche ed imprese russe saranno chiamate a rimborsare propri debiti in valuta estera per un controvalore di 117 miliardi di dollari. Notizia di per sé poco rilevante, se non fosse che le riserve valutarie russe, dopo gli ultimi deflussi (parte dei quali sono da attribuire ad una tattica suicida di difesa del cambio del rublo, che sta causandone un crollo al rallentatore), sono incapienti a fronteggiare il debito totale del paese, la stragrande maggioranza del quale è emesso da privati.

Il governo ha già iniziato a concedere prestiti a società traballanti attraverso la statale Vneshekonombank, dietro pegno di azioni che porteranno entro pochi mesi ad una massiccia nazionalizzazione. Ma anche così il paese si sta avviando a grandi passi verso l’insolvenza sul debito estero. Che è nominalmente privato, ma sul quale ha ovviamente responsabilità la banca centrale, titolare delle riserve valutarie. In estrema sintesi, ed a meno di un prodigioso rimbalzo del prezzo del greggio e delle altre materie prime, quest’anno assisteremo ad un rosario di default di imprese russe. Non sappiamo dirvi a chi andrà peggio, però: se ai debitori russi o ai già piagati creditori occidentali. Ferma restando l’incipiente fame dei sudditi di Putin e Medvedev. C’erano una volta i fondi sovrani.

P.S. Anche di questo vi avevamo avvertiti: vedi qui sotto.

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