Pare che un altro degli effetti collaterali dell’eccesso di liquidità e credito in cui il mondo si è cullato negli ultimi anni sia l’aumentata propensione delle imprese non finanziarie a giocare con la finanza. Mentre in Polonia un numero crescente di aziende si dirige inesorabilmente verso il dissesto per aver speculato sul rialzo dello zloty contro euro (le cose sono andate piuttosto diversamente, come sappiamo), è di oggi la notizia che, dietro al già di per sé sospetto incremento del credito in Cina vi sarebbe l’investimento azionario.
Secondo un analista di Shanghai, fino a 660 miliardi di yuan (pari a 97 miliardi di dollari) di credito bancario avrebbero preso la via della borsa. A gennaio le banche cinesi hanno prestato un importo record di 1.620 miliardi di yuan, mentre M2, la più ampia misura dell’offerta di moneta, è cresciuta del 18,8 per cento sull’anno precedente. L’indice Composite della borsa di Shanghai è cresciuto da inizio anno del 29 per cento, a fronte di un calo del 10 per cento dell’indice Morgan Stanley World. Secondo l’analista cinese, le compagnie sarebbero riluttanti ad aumentare la produzione a causa del rallentamento della domanda ed alcune potrebbero aver dirottato fondi sul mercato azionario, per ottenere ritorni più elevati sull’investimento.
Per questo motivo la banca centrale cinese sta chiedendo ai prestatori di identificare i destinatari dei crediti erogati il mese scorso per accertare che i fondi vadano effettivamente a sostenere la crescita economica, ma per le banche potrebbe risultare impossibile identificare la destinazione ultima del credito. Nel frattempo, la settimana scorsa il volume di transazioni azionarie sulle borse di Shanghai e Shenzen ha toccato il nuovo massimo da tre anni. In sostanza, il rimbalzo delle quotazioni azionarie potrebbe essere guidato non dai fondamentali bensì dall’ampia fornitura di liquidità e dal credito facile. A indiretta conferma di ciò si cita l’andamento depresso della borsa di Hong Kong che, a differenza di quelle della Mainland China, non ha restrizioni all’investimento degli stranieri, e che da inizio anno perde circa l’8 per cento.
Se il sospetto di un boom azionario fittizio (perché indotto da liquidità) venisse confermato, il risultato finale sarebbero dissesti di aziende che hanno giocato troppo con la finanza, ed un aumento di bad loans per il sistema bancario cinese. Anche in tempi di profonda crisi come l’attuale, l’eccesso di liquidità sembra destinato a fare altre vittime.