Che si fa quando si rischia una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea per deficit eccessivo, nel bel mezzo di una crisi economica epocale e con tumulti sociali sotto casa? Semplice: una bella revisione del calcolo del Pil, per comprendere economia in nero, occupazione irregolare e (udite, udite) anche proventi di attività illegali. E’ quanto richiesto dalla Grecia alla Commissione europea. Già nel 2006 Atene aveva ottenuto una rivalutazione del Pil di quasi il 10 per cento, ed oggi punta ad aggiungervi un altro 25 per cento, che condurrebbe il paese ad una inattesa prosperità. La strada scelta dalla Grecia è simile a quella adottata tempo addietro dall’Italia, ma è più audace ed assertiva. Per combattere questa insidiosa forma di beggar-thy-neighbour il nostro paese, che si accinge a indicare al mondo la strada del Legal Standard, potrebbe per analogia richiedere l’inclusione nel Pil dell’economia della criminalità organizzata. Del resto, come disse anni addietro l’ex ministro Lunardi, con la mafia occorre convivere, quindi tanto vale aggregarla ufficialmente alla contabilità nazionale.
Mediterranea
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