David Copperfield è un dilettante

Stellare performance del primo trimestre per Goldman Sachs, che ha letteralmente stracciato le stime di consenso sugli utili attesi. Con un impressionante contributo del trading su reddito fisso, materie prime e valute, l’utile netto del trimestre tocca 1,8 miliardi di dollari, più 20 per cento sullo stesso trimestre dello scorso anno: il doppio delle stime di consenso, pari a 3,39 dollari per azione, contro attese per 1,59 dollari. Occhio a questo numero, ci servirà tra poco. La società procede ad un aumento di capitale per 5 miliardi di dollari, che contribuirà al rimborso dei 10 miliardi ottenuti dal TARP (l’altra metà verrà presumibilmente da utili non distribuiti). Tutto bene, quindi? Quasi, perché il diavolo si nasconde nei particolari.

Abbiamo detto di utili doppi rispetto al primo trimestre 2008. Peccato che quel primo trimestre corrisponda a mesi differenti: fino allo scorso esercizio, infatti, Goldman chiudeva i conti a novembre, pertanto il primo trimestre dell’anno era quello dicembre-febbraio. Da quest’anno il primo quarto coincide col primo trimestre solare. Già questo indica che il confronto non è limpidissimo. Soprattutto considerando che il mese “orfano” (dicembre 2008) è stato il peggiore per entità delle perdite operative, pur considerando i pagamenti miliardari ricevuti da AIG sui contratti di credit default swap in essere. La nota al bilancio del primo trimestre 2009 segnala un dato inclusivo del mese orfano, e realizza un assai meno eclatante utile per azione di 1,24 dollari sul quadrimestre, frutto di una perdita di 2,15 dollari ad azione in dicembre, per complessivi 1,3 miliardi di dollari ante-imposte.

In pratica, il primo quadrimestre dell’esercizio è stato spostato in avanti di un mese, il confronto col primo trimestre dell’anno precedente è “strabico”, e il mese di maggiori perdite (dicembre 2008) è stato annegato nell’eccellente trimestre successivo. E la società è pure riuscita ad aumentare il monte-retribuzioni e bonus, sottraendo 20 centesimi per azione rispetto alle stime di consenso! Ora manca solo l’assenso del Tesoro per il rimborso dei 10 miliardi del TARP. In astratto Geithner potrebbe cavillare e sostenere che tutti i dieci miliardi devono venire da mezzi propri freschi, soprattutto per un’azienda che riesce ad emettere debito solo ed esclusivamente grazie alle garanzie federali. Ma questi sono sofismi: il futuro è così luminoso che dobbiamo mettere gli occhiali da sole.

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