Il benchmark Italia

Da qualche tempo Paul Krugman reitera che non si deve aver paura del livello che il rapporto debito-Pil statunitense toccherà nel 2019 (le stime dell’Office of Management and Budget parlano di circa il 75 per cento), perché già all’indomani della Seconda Guerra Mondiale gli Usa si sono trovati in situazione simile o peggiore. E’ con tutta probabilità un’affermazione a sostegno di un nuovo pacchetto di stimolo all’economia (e Krugman già suggerisce su quali infrastrutture concentrarsi, l’alta velocità ferroviaria).

Oltre a quello americano, il Nobel cita l’esempio di altri paesi con elevato rapporto debito-Pil, come il Giappone (ma loro hanno un tasso di risparmio inarrivabile) e, in Europa, Belgio e Italia. Riguardo il nostro paese, Krugman osserva:

“Alcuni commentatori sostengono che non è rassicurante paragonare l’America all’Italia. Penso che stiano mancando il punto – se persino l’Italia può gestire rapporti debito-Pil del 100 per cento, anche noi dovremmo farcela.”

Battute vagamente razziste a parte, Krugman dovrebbe analizzare meglio il case study italiano come modello di declino economico, sociale e civile di lungo periodo. Potrebbe tornargli utile.

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