Negli Stati Uniti le prestazioni erogate dalla Social Security, come le pensioni pubbliche di vecchiaia, disabilità e reversibilità, sono agganciate alla variazione tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo nel terzo trimestre di ogni anno. Si tratta del cosiddetto Cost of Living Adjustment (COLA), introdotto nel 1973. In considerazione dell’andamento dell’indice dei prezzi al consumo nel terzo trimestre 2009, che ha visto una riduzione annuale del livello generale dei prezzi del 4 per cento, nel 2010 non vi sarà alcun adeguamento delle prestazioni, il cui importo nominale resterà pertanto invariato. Barack Obama ha però deciso di erogare un importo una tantum di 250 dollari per ognuno dei 57 milioni di destinatari di prestazioni della Social Security, per un esborso aggiuntivo di 14 miliardi di dollari.
La misura è stata sostenuta dall’intensa azione di lobbying della American Association of Retired People (AARP), con motivazioni relative alla necessità di fornire un aiuto ai soggetti anziani e malati, che sostengono costi mediamente più elevati per la spesa sanitaria, la cui inflazione specifica è molto più alta di quella media. Gli oppositori della misura, che è un’erogazione capitaria che non prevede means testing, cioè non è legata al reddito dei percettori, guardano invece al reddito reale, che ovviamente è rivalutato da un indice dei prezzi al consumo che oggi è in deflazione. Senza contare che anche le indicizzazioni dei premi per il Medicare vengono bloccate in anni in cui non è prevista l’erogazione del COLA.
Difficile definire “hardest hit” quei soggetti, come i pensionati, che hanno visto un aumento del proprio reddito reale, soprattutto in un anno in cui sono stati persi milioni di posti di lavoro. Il sospetto è che, dietro queste invocazioni populistiche, Obama stia pensando di far passare dalla finestra quello che probabilmente non entrerebbe dalla porta, cioè un secondo stimolo fiscale. Restano i timori per il ricorso a criteri di erogazione che non sembrano massimizzare equità né efficienza, oltre che per le modalità con le quali la nuova spesa verrà finanziata. Alla Camera è presente un bill di un Indipendente e di un Democratico che prevede il finanziamento dell’erogazione attraverso un aumento dei contributi sociali (payroll taxes) sui redditi compresi tra 250.000 e 375.000 dollari, che attualmente sono esenti da questo prelievo, che opera su redditi fino a 106.800 dollari (anch’essi indicizzati al costo della vita).Il risultato sarebbe un aumento delle aliquote marginali, con conseguente effetto negativo sull’offerta di lavoro e d’intrapresa.
Per concludere, una nota ad uso dell’asfittico dibattito politico italiano: anche le nostre pensioni sono indicizzate, ma all’inflazione programmata anziché a quella realizzata. Lo scorso anno il governo ha approfittato della forte divergenza tra la prima e la seconda per frenare la dinamica della spesa pensionistica. Per il 2010, viste le condizioni del bilancio pubblico, forte sarà la tentazione di procedere ad “aumento zero”, magari utilizzando l’argomentazione dell’incremento o della conservazione del potere d’acquisto reale delle pensioni, in un contesto di inflazione negativa o prossima allo zero. Prepariamoci all’ennesima zuffa.