L’impegno rischia di essere gravoso ma la promessa è solenne: “conto di avere due mega [2 megabit, ndPh.] di banda larga per tutti a partire dal 2010”. Il ministro della Pubblica Amministrazione e dell’Innovazione, Renato Brunetta, scommette forte sulla riduzione dei tempi per l’eliminazione completa del ‘digital divide‘ in Italia, il ritardo infrastrutturale che oggi riguarda più del 12% della popolazione, cioè 7,8 milioni di italiani che non hanno attualmente accesso ad Internet a banda larga.
Intervenendo alla trasmissione radiofonica ‘Il Brunetta della Domenica’, il ministro ha preso come esempio la Finlandia, che nei giorni scorsi si è impegnata a garantire per legge la connessione a banda larga per tutti i cittadini e citato proprio quei ”Paesi nordici” in cui ognuno ha a disposizione un mega di banda larga. (Ansa, 18 ottobre 2009)
Come è andata a finire?
Vediamo:
Gli 800 milioni del piano Romani-Brunetta per il superamento del digital divide e che da tempo attendono di essere sbloccati dal Cipe sono stati sostanzialmente ‘congelati’ in attesa della fine della crisi, “perché il governo ha cambiato l’ordine delle priorità”. Lo ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che, in merito all’ipotesi avanzata dal viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani di ricorrere al mercato finanziario se i fondi pubblici non saranno disponibili, ha commentato: “Faremo l’uno e l’altro”.
Lo stanziamento, ha spiegato Letta nel corso della conferenza stampa dedicata alle Giornate di studio marconiane, organizzate per celebrare il centenario della consegna del Nobel per la Fisica a Guglielmo Marconi, era stato previsto “prima dell’avvento della crisi”, ma in seguito il governo “ha voluto fare una riflessione in funzione della diversa scala di priorità. Abbiamo dovuto riconsiderare le cose per dare la precedenza a questioni come gli ammortizzatori sociali”, perché “l’occupazione è la nostra principale preoccupazione”. I fondi, ha comunque sottolineato Letta, “stanno lì, non sono stati spesi né sciupati: una volta usciti dalla crisi si potrà riprendere l’ordine della priorità, e la prima sarà la banda larga” – (Ansa, 5 novembre 2009)
Alcune considerazioni spicciole: il paese è in crisi fiscale, come i più avvertiti tra voi avranno realizzato. Non c’è nulla di male a stabilire delle priorità, anzi è una prova di responsabilità e realismo. Il discorso cambia leggermente quando, tra i proclami di uno dei principali esponenti dell’esecutivo e la pietra tombale posta dall'”internet umano” di Palazzo Chigi (uno che la banda ce l’ha da sempre larghissima) passano solo diciassette giorni.
La crisi si è aggravata negli ultimi diciassette giorni all’insaputa di Brunetta oppure si è trattato della solita grancassa di effetti-annuncio, caratteristici non solo e non tanto di una specifica maggioranza di governo quanto di una classe politica che o non riesce a realizzare che il fondo del barile è già stato raschiato oppure, consapevole di ciò, si fa beffe di un elettorato credulo e tendente alle amnesie? I lettori mettano una croce sulla risposta prescelta. E per precauzione, continuino a fare una robusta tara alle dichiarazioni di esponenti del “governo del fare”.
UPDATE: Paolo Romani, quando c’è l’ottimismo c’è tutto.