Una ola per Scalfari

Mentre il paese si interroga (si fa per dire, ma come incipit ci stava bene) sulle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza al processo d’appello contro Marcello Dell’Utri, cresce con cadenza quasi giornaliera il numero di boss mafiosi assicurati alla giustizia, come si diceva un tempo. Ciò permette al ministro dell’Interno e ad altri esponenti della maggioranza di segnalare l’incoerenza tra le accuse al premier ed i successi nel contrasto della criminalità organizzata mietuti dall’attuale esecutivo. Anche alcuni noti tuttologi ed altri più oscuri copiaincollatori compulsivi si trovano in queste ore singolarmente convergenti nel citare ed elogiare l’ultimo editoriale di Scalfari, in cui Io Padre Fondatore segnala che la chiamata di correo di Spatuzza potrebbe essere il risultato di una strategia di contrattacco della mafia, indebolita dai successi dello Stato.

Da qui la vendetta contro Berlusconi. Conveniamo che servono riscontri inoppugnabili alle dichiarazioni di Spatuzza, ma crediamo che questo sia pacifico per tutti, dentro e fuori il Palazzo, con l’eccezione di alcuni marciatori viola del No B-Day, per i quali la sentenza di colpevolezza del premier è già scritta, in primo, ultimo ed unico grado. I nostri esperti di citazioni tralasciano però di copiaincollare un passaggio dell’omelia domenicale di Scalfari, questo:

L’accusa, ecco un punto molto importante da segnalare, è incardinata nella Procura di Palermo; quella stessa Procura che sta guidando con perizia ed efficacia l’azione contro i latitanti di Cosa Nostra. Non si tratta perciò – come Berlusconi continua invece a gridare – di toghe rosse che complottano contro di lui. Si tratta invece di magistrati che, proseguendo il percorso a suo tempo aperto da Caponnetto, Falcone, Borsellino, hanno smantellato pezzo per pezzo il potere mafioso. Sarebbe prematuro dare per vinta questa guerra, ma certo passi avanti notevoli sono stati compiuti, al punto che la situazione siciliana risulta oggi migliore di quella calabrese e forse anche di quella pugliese.
Tutto ciò per dire che la Procura e il Tribunale di Palermo meritano il massimo di credibilità. Spetta a loro di guidare la repressione contro la mafia e spetta a loro indagare sulle chiamate di correo che Spatuzza ha anticipato.

Noi concordiamo anche con questo, di concetto. E cogliamo l’occasione per chiedere a cosa (a chi) gioverebbe, ad esempio, recidere il filo che lega magistratura e polizia giudiziaria in contesti come quello palermitano, dove la sinergia pare funzionare perfettamente. Eppure, all’interno della maggioranza, vi sono da tempo numerosi sostenitori dell’ipotesi di abolizione degli articoli 58 e 59 del codice di procedura penale, che danno attuazione all’articolo 109 della Costituzione. Ma andiamo con ordine.

L’articolo 109 della Costituzione recita: “L’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria.”. Gli articoli 58 e 59 del c.p.p. istituiscono le sezioni di Polizia Giudiziaria presso le Procure, e le sottopongono agli ordini diretti del Procuratore. Se questi due articoli venissero cancellati, la Procura continuerebbe a disporre della polizia giudiziaria, ma di quella che lavora nei commissariati, nelle caserme, nelle stazioni, nei porti ed aeroporti. Vale a dire che il pubblico ministero dovrebbe ogni volta rispettosamente chiedere, col cappello in mano, al comandante di questura o di caserma di “prestargli ” degli uomini, con modalità, tempi e risorse che sarebbero evidentemente sottratti alla magistratura requirente. Questa ipotesi di riforma, uno degli innumerevoli precursori del “processo breve”, avrebbe impedito successi come quelli di cui Maroni, Alfano, governo e maggioranza menano giustamente vanto in questi giorni. A meno di pensare che sia il ministro dell’Interno in persona a guidare le indagini.

Quanto alla “porosità” alle infiltrazioni mafiose ed alle “zone grigie” del partito di maggioranza relativa (ieri la Dc, oggi il Pdl), un ulteriore copiaincolla dallo Scalfari di oggi ci sarebbe stato parimenti bene, soprattutto nel passaggio su Andreotti, che si è difeso nel processo e non dal processo, ma chiedere alla propaganda uno sforzo di analisi è ossimoricamente velleitario. Lasciamo quindi il compito alla buona volontà dei lettori.

P.S. la ola a Scalfari non la facciamo noi, giusto per precisare in caso non si fosse capito.

E a proposito di cori da stadio:

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