Di male in peggio

Nel numero di Panorama di questa settimana si segnala che il mandato di Lamberto Cardia alla guida della Consob, in scadenza a giugno e teoricamente non rinnovabile, potrebbe invece essere prorogato con apposita leggina, come già avvenuto nel 2007. Abbiamo quindi un mirabile esempio di cattura regolatoria, non da parte del regolato bensì proveniente dal potere politico.

Prosegue quindi in quell’opera di “incertezza del diritto” e di smantellamento dei fragili argini posti a tutela dell’indipendenza delle Authorities, per mano di un governo che ha deciso di declinare “il primato della politica” nel peggiore modo possibile, e che assesterà un ulteriore colpo all’investimento diretto estero, che come noto detesta le incertezze normative e la variabilità regolatoria indotta dalle ingerenze politiche. Come scrive Carlo Stagnaro su Chicago Blog (grassetto nostro),

La proroga del mandato di Cardia ricade esattamente nel tipo di rischi che il presidente di un regolatore non dovrebbe mai essere messo nelle condizioni di correre. Il suo futuro, infatti, non è più segnato dalla scadenza del mandato, ma da quel limbo del “rinnovo possibile”. Inoltre, il rinnovo è di breve termine, ed è – nel caso in questione – ricorrente. Il messaggio che si trasmette a Cardia (e indirettamente agli altri presidenti di autorità) è che, se si comporta bene, potrebbe essere ulteriormente rinnovato. La tentazione, dunque, è inevitabile, e l’indipendenza diventa sempre più la caricatura di se stessa. Lo ripeto: l’indipendenza assoluta non esiste. Ma esiste una ragionevole e relativo livello di indipendenza di cui il buon funzionamento dei mercati ha bisogno. Se il regolatore non è credibile (absit iniuria verbis: non è che la presenza di Cardia lo renda non credibile, è che il modo in cui essa viene garantita lo rende di per sé meno credibile, a prescindere da tutto) gli investitori si fidano meno, e a farne le spese sono le prospettive di crescita del paese. Fare un favore a Cardia potrebbe costare molto a tutti.

Indietro tutta, Italia. Sempre in nome del popolo sovrano, s’intende.

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