A Confindustria il programma di incentivi settoriali varato ieri dall’esecutivo proprio non va giù. Non che abbiano tutti i torti, a dire il vero. Importo complessivo risibile, pioggia di settori beneficiati (che non è dato sapere se siano stati individuati con ausilio di simulazioni, per stimare il moltiplicatore degli incentivi). Si profila l’ennesima lotteria-click: il cliente tenta l’acquisto, il venditore verifica per via telematica (forse) se il fondo incentivi è capiente. Si rischia una devastante distorsione alle decisioni di acquisto, in termini di differimento in attesa dell’implementazione delle procedure, che hanno data indicativa di partenza fissata al 6 aprile.
Due numeri colpiscono, nel pezzo del Sole: meno 8,3 miliardi e più 46 miliardi. Il primo è la variazione della spesa in conto capitale, il secondo di quella corrente, contenuti nel programma di stabilità elaborato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Qualcosa continua a sfuggirci. Ah, e pare che nel frattempo sia sfuggito anche il leggendario pacchetto anti-corruzione, varato di sprone dal “governo del fare” lo scorso 1 marzo, e mai giunto in aula. Ma non siate disfattisti, pensate che dopo il 29 marzo avremo tre anni liberi per fare le riforme.