Vorrei ma non posso – 7

Pare che la rivoluzionaria idea della neo-mamma Mariastella Gelmini di mettere un tetto del 30 per cento al numero di bambini stranieri nelle classi, lanciata lo scorso febbraio, sia già stata rapidamente derubricata da atto regolamentare in abituale attesa di attuazione a proclama pre-elettorale. Nell'”atto di indirizzo”, o comunque lo si voglia definire, era previsto che gli uffici scolastici regionali avrebbero dovuto valutare caso per caso, verosimilmente sulla base della definizione di “bambino straniero” (inclusi quelli nati in Italia e che sono poliglotti, parlando correntemente l’italiano e spesso pure i dialetti locali), e realizzare accordi di rete tra distretti scolastici.

Se ciò potesse significare utilizzo di minibus o altro non lo sappiamo ancora e forse non lo sapremo mai, vista l’elevata probabilità che questa rivoluzionaria idea resti inapplicata. Un peccato, perché erano pure previste erogazioni finanziarie aggiuntive per facilitare l’inserimento dei bambini stranieri. Probabilmente usando le banconote del Monopoli, visto che nelle scuole pubbliche italiane mancano pure i soldi per la carta igienica, ma l’importante è crederci.

Siamo di fronte alla ennesima reiterazione di uno schema che ben conosciamo, utilizzato da entrambi gli schieramenti quando si trovano al governo, ma che col centrodestra ha assunto aspetti di realtà virtuale particolarmente sofisticati, la variante italiana del napoleonico-gollista “l’intendance suivra“. Peccato che in Italia l’intendance sia da sempre sgarrupata, anche quando non viene chiamata a sollevarsi da terra tirandosi per le stringhe. Ma quando ci si trova in un paese in crisi fiscale conclamata occorre fare di necessità virtù e tentare di acquisire consenso a credito, come i leghisti ben sanno e fanno. In attesa dello scoppio della bolla.

Lo schema è noto: si lanciano proclami, si dibatte furiosamente contro i “comunisti” che esprimono perplessità e contrarietà, non foss’altro che per problematiche finanziarie e logistiche, magari si chiede pure il voto per “una grande riforma che modernizzi il paese” contro tutti i “frenatori”, si inducono torme di editorialisti e onniscienti blogger ad emettere peti sul tema, e poi ci si gira dall’altra parte e si riprende sonno. In attesa della prossima guerra di religione. La domanda sorge spontanea: ora che non avremo più elezioni per tre anni, ci saranno risparmiate queste proposte di “riforma”?

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