Giulia Bongiorno, Berlusconi l’ha chiamata in causa di persona, in quanto presidente della Commissione Giustizia della Camera. Lei finora ha sempre taciuto.
«A dire il vero, succede da mesi. Ogni volta che vado a Palazzo Grazioli a parlare di giustizia, il giorno dopo leggo sui giornali che Berlusconi avrebbe detto: “Levatemela di torno”. Frasi come frecce dalla foresta. Ora leggo che la seconda delle condizioni che Berlusconi aveva posto a Fini, dopo il “basta con il controcanto”, era appunto il “basta con i giudizi critici della Bongiorno”. L’avvocato Coppi è rimasto senza fiato: “Davvero ti hanno chiesto di non dare più giudizi critici?”.E lei cos’ha risposto?
«Io non so se essere più sorpresa o amareggiata. Contraddicevo Andreotti, che pure mi considera una specie di figlia. Basta un’obiezione tecnica a Berlusconi per sentirsi dire “levatemela dai piedi”».
Obiezione tecnica? L’aggettivo andrebbe anche bene ma il problema, in questa maggioranza, è il sostantivo. Inaccettabile, impraticabile, impensabile, sotto pena di scorticatura, mediatica e non solo.
E’ la patologica inclinazione allo zerbinismo che finisce per produrre leggi che non stanno in piedi, e vengono successivamente sbriciolate dalla Consulta. Che però è comunista, sia chiaro. E chissà a quanti di voi è sfuggito lo scambio tra Fini e Berlusconi, in Direzione, sulla cosiddetta prescrizione breve, con il primo che lamentava il rischio di 600.000 processi inceneriti con un tratto di penna, ed il secondo che ribatteva: “Su otto milioni”. Beh si, quando si mangia si fa la mollica, diceva la buonanima di don Antonio Gava, e comunque la legalità è la nostra missione.
Qui tutta l’intervista. Che dire? Brava Giulia, e non da oggi.