Mentre il premier celebra la Presa della Bastiglia parlando di “clima giacobino”, un passaggio di un articolo di Niccolò Zancan su la Stampa riguardo il dossierificio contro l’attuale governatore campano, Stefano Caldoro, può essere utile per imparare a far di conto riguardo il numero delle persone intercettate in questo stato di polizia.
Scrive Zancan:
«Migliaia di telefonate, la costante preoccupazione di essere intercettati. Lombardi ha cinque numeri di cellulare, una scheda intestata a un ragazzo messicano del 1982. Anche Carboni ha cinque utenze»
Ohibò, quindi è possibile essere intercettati su una molteplicità di utenze, chi l’avrebbe mai immaginato? Quindi le circa 120.000 utenze intercettate nel 2009 non corrispondono ad altrettante persone, visto che ognuno può utilizzarne più di una? La Securitate può attendere. Tornando al caso Carboni, noi che siamo al contempo giacobini e garantisti vorremmo mettere in guardia dal balzare a facili conclusioni. Non è per nulla chiaro dove finisce la cospirazione e dove comincia il millantato credito di un faccendiere ottuagenario e imbolsito che ultimamente non è che ne abbia azzeccate molte.
Tra gli altri eventi di un giorno che ha infranto numerose certezze, segnaliamo la frase del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ieri ha commentato l’imponente operazione contro la ‘ndrangheta lombarda con un mirabile “Dobbiamo registrare che è stata violata la privacy di tanti ‘ndranghetisti'”. Perché, come noto, la mafia in Lombardia non esiste. In effetti, si chiama ‘ndrangheta. Dio salvi le intercettazioni ambientali (già condannate a morte dall’esecutivo), magari aiutando l’ottimo lavoro di Giulia Bongiorno.
A noi però resta in testa una domanda: nella strenua difesa della privacy di un paese in cui sono intercettati anche i neonati, che fine ha fatto il famoso ddl anti-corruzione, quello di cui si favoleggiava subito prima delle ultime amministrative?