Da questo articolo di Simon Johnson, un paio di utili spunti di riflessione:
«Almeno il 20 per cento del Pil irlandese è fatto da “imprese-fantasma” che hanno poca o nessuna attività reale in Irlanda. Le imposte sulle società sono fissate al 12,5 per cento, ma le maggiori imprese globali riescono a costruire complicati schemi che coinvolgono paradisi fiscali offshore, in tal modo riducendo le loro aliquote d’imposta effettive ad una grandezza in singola cifra (sotto il 10 per cento)»
Ora capite il motivo della resistenza estrema a non toccare le aliquote d’imposta sulle società?
Se l’Irlanda perdesse in una notte il 20 per cento (ed oltre) del proprio Pil, tutte le metriche di debito si innalzerebbero improvvisamente, avvicinando il paese al default. Altro spunto di riflessione è il seguente:
«E’ vero che i mutui irlandesi sono “recourse” – vale a dire, il debitore non può semplicemente riconsegnare le chiavi al creditore ed andarsene dall’immobile come accade in molte zone degli Stati Uniti. D’altro canto, i residenti irlandesi possono lasciare il paese – emigrare nel Regno Unito e negli Stati Uniti è una consolidata tradizione per molte famiglie. E come può un creditore irlandese perseguire il debitore insolvente quando quest’ultimo è emigrato?»
Già, come?