Sul sito BusinessPeople.it, un pezzo che cerca di dimostrare la fallacia di previsioni ed elogi rivolti nel corso degli anni al modello di sviluppo irlandese. E’ un logoro tic del commentariato italiano applicato all’economia: si prendono dati ed affermazioni altrui, anche remoti, li si proietta indefinitamente nel futuro e si alza il ditino quando (inevitabilmente) la realtà sconfessa le “previsioni”. Argomentando in questo modo si finisce solo con l’alimentare la canea di tifosi assiepati nel bordo campo dei commenti su blog e siti.
Essendo stati citati nel pezzo in questione per un nostro focus, realizzato anni addietro per l’Istituto Bruno Leoni, ripreso in seguito dall’allora direttore de ilSole24Ore, Guido Gentili, possiamo solo invitare i lettori ad andare alla fonte, leggendo qui la nostra analisi di quanto è andato storto in Irlanda, di cui peraltro ci eravamo accorti quasi due anni addietro, autocritica ragionata inclusa. La benevola negligenza di politici e regolatori irlandesi è stata alla base della fatale ipertrofia del settore bancario del paese, allo stesso modo in cui l’eccessivo affidamento sul gettito fiscale da imposte su consumi e proprietà immobiliare ha creato le voragini nei conti pubblici di un paese che, subito prima dello scoppio della bolla immobiliare, era pressoché privo di debito pubblico.
Anche un tasso d’inflazione elevato, in presenza di cambio fisso e tasso d’interesse “unico”, ha concorso agli squilibri, producendo tassi reali negativi ed il conseguente boom immobiliare e di consumi. Forse il giudizio di valore sulla bontà di un elevato tasso d’inflazione in un contesto di moneta unica era effettivamente piuttosto bislacco già quando fu pronunciato, ma preferiamo parlare solo per noi.
Malgrado tutto, siamo solidali con il redattore di BusinessPeople.it: sappiamo che raccogliere fonti ed analizzarle costa grande fatica, soprattutto in chi non possiede gli strumenti per farlo. L’unica cosa su cui chiunque può ottenere discreti risultati è invece la verifica dei nomi. L’università di Barcellona si chiama Pompeu Fabra, non Pompeo Fabbra. Ma c’è ancora tempo per dire “mi sono sbagliato”.
«When the facts change, I change my mind. What do you do, Sir?» – John Maynard Keynes