I trenta dipendenti dell’Editoriale Il Fatto hanno ricevuto un bonus di 8.000 euro ciascuno, come gratifica per il positivo andamento del giornale, che chiuderà l’esercizio 2010 con un utile stimato intorno ai 10 milioni di euro, su un fatturato di circa 28 milioni. Il tutto restando pressoché privo di pubblicità.
Come scrive Italia Oggi, tenuto conto che in passato testate come Il Riformista e l’Unità sono state valutate rispettivamente 25 e 37 milioni di euro, che la testata de Il Fatto Quotidiano è iscritta a bilancio ad un valore pari a zero e che nel settore le valutazioni d’azienda girano intorno a multipli di 4-5 volte l’Ebitda (il margine operativo lordo), ecco che si giunge ad una valutazione di circa 60 milioni di euro per il giornale diretto da Antonio Padellaro.
Quindi, ad evitare le critiche che ci sono piovute addosso mesi addietro da noti pensatori liberioti d’Occidente, ribadiamo il concetto: il Fatto fa utili, sui quali paga le tasse allo stato italiano, non si avvale di sussidi editoriali e sta sul mercato. Questi sono dati, a prescindere dal fatto che il segmento del mercato dei lettori presidiato da questo giornale vi faccia o meno ribrezzo. Al limite, spetta a chi è posizionato altrove dimostrare di essere redditizio. E se considerate che alcune testate “pasionarie” di centrodestra non riescono a chiudere i conti in nero nemmeno facendosi esplodere in mondovisione, ogni perfido mercatista tragga le proprie conclusioni.