Con colpevole ed inaccettabile ritardo, e solo per effetto del reminder di oggi di Dagospia, sempre in tema di politica sociale del governo e del suo tributarista in chief, segnaliamo questo articolo di Sergio Pasquinelli su lavoce.info, che ricorda ai sudditi, impegnati ad elaborare che siamo l’economia più vibrante dell’Ocse al netto del contributo della spesa pubblica (prossimo passaggio, un modello econometrico dell’influsso astrale sulla congiuntura), che il Fondo nazionale per l’autosufficienza celebra il risultato storico di essere stato azzerato quest’anno, mentre i suoi fondi fratelli non si sentono troppo bene.
Azzerato il fondo per gli asili nido già lo scorso anno (quando le elezioni erano apparentemente remote, e quindi l’argomento era poco attuale), il fondo per le politiche giovanili è stato tagliato di due terzi, il fondo nazionale politiche sociali passa da 453 a 275 milioni di euro, quello delle politiche per la famiglia passa da 185 a 52 milioni di euro, il fondo sociale per l’affitto da 143 a 33 milioni di euro. Pensate con questi risparmi quante multe per quote latte ci si potrebbe pagare.
Si può discutere su eventuali criticità di impiego di questa tipologia di fondi, non della loro esistenza. Questi tagli produrranno il geniale effetto collaterale di una “sanitarizzazione” delle politiche sociali in ambito locale, assai costosa per definizione. Senza contare, come ricorda Pasquinelli, la tetragona sussistenza di erogazioni monetarie centralizzate e completamente sganciate dal reddito, come l’indennità di accompagnamento, che sono del tutto disfunzionali oltre che fortemente onerose per le finanze pubbliche.