Macromonitor – 27/3/2011

Forte rally di azionario, crediti e materie prime questa settimana, sull’assenza di notizie di peggioramento delle situazioni di crisi in corso. Un segno che la tendenza positiva per gli asset rischiosi resta intatta?

Per quanto il rimbalzo possa essere considerato soddisfacente, esso potrebbe in realtà rivelarsi temporaneo, perché le condizioni fondamentali appaiono meno univocamente favorevoli. Delle principali minacce ai mercati (ampliamento del conflitto nella regione Nord Africa Medio Oriente), pressioni provenienti dal debito del settore pubblico ed inflazione nei paesi emergenti, solo l’ultima pare essersi lievemente attenuata.

La guerra civile libica si trova in condizioni di escalation, e non appare prossima alla conclusione, mettendo pressione rialzista al greggio. A ciò si aggiunge l’evidenza di un impatto prospettico non trascurabile del sisma giapponese sulla produzione industriale asiatica, ed indicatori di sorpresa macroeconomica che appaiono in ripiegamento dai recenti massimi. Il Consiglio europeo di questa settimana ha confermato l’impianto degli interventi di salvataggio sovrano, ma la portata degli stessi appare ancora lontana dalla soluzione globale e definitiva promessa. La periferia europea è destinata a restare sotto pressione, ed il Portogallo in crisi politica potrebbe capitolare a breve, chiedendo assistenza finanziaria.

La minaccia che sta apparentemente rientrando è quella del surriscaldamento ed inflazione dei paesi emergenti, con la stretta monetaria in Asia che sta iniziando a produrre quegli esiti di soft landing in cui i mercati azionari speravano. L’impatto sulla catena di offerta del sisma giapponese dovrebbe parimenti ridurre i timori di surriscaldamento.

Il quadro di mercato sembra confermare il favore per gli attivi rischiosi, anche per effetto di rendimenti ancora eccezionalmente depressi su liquidità e titoli di stato sicuri. Una crescita mondiale dell’ordine del 3,5 per cento non appare elevata, ma nasconde forti disparità regionali e settoriali: le società del settore privato godono di margini di profitto elevati, mentre il settore pubblico tenta di ridurre il proprio livello di debito. I mercati emergenti hanno sofferto molto meno la crisi finanziaria ed il differenziale di crescita con i paesi sviluppati si è ampliato negli ultimi anni.

Nel reddito fisso, rimbalzo dei rendimenti questa settimana, in parallelo con la ripresa dei corsi azionari. L’apparente ridimensionamento dei timori per l’incidente nucleare giapponese ha riportato d’attualità i temi di crescita, inflazione e imminente stretta monetaria da parte della Banca centrale europea. Sul piano dei flussi in acquisto sui titoli di stato si osserva una forte riduzione rispetto lo scorso anno, mentre le banche commerciali del G4 stanno ampliando l’attività commerciale, riducendo l’investimento in governativi. Per contro, le nuove emissioni pubbliche sono attese rallentare ma solo marginalmente rispetto lo scorso anno. Da questo squilibrio tra domanda e offerta (ulteriormente accentuato in caso gli Stati Uniti non dovessero ricorrere al terzo round di easing quantitativo) dovrebbe prodursi una tendenza al rialzo dei rendimenti di mercato.

L’esito degli accordi ratificati dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo non ha indotto correnti di acquisto generalizzate sui periferici. Italia e Spagna hanno visto un restringimento degli spread, mentre l’opposto è accaduto per Grecia, Irlanda e Portogallo. Quest’ultimo è sempre più vicino all’inevitabile salvataggio, mentre la prospettiva di ulteriori ricapitalizzazioni del sistema bancario sta punendo ancora l’Irlanda.

Sul mercato azionario, l’attenzione inizia a spostarsi sulla reporting season americana del primo trimestre, che inizia tra due settimane. Gli indicatori di sorpresa economica statunitensi (che negli ultimi mesi hanno sorretto il rally azionario), stanno volgendo in territorio negativo, senza aver ancora incorporato l’impatto negativo dei prezzi del petrolio e del sisma giapponese.

Sul mercato dei cambi, il dollaro ha segnato nuovi minimi storici assoluti contro yen, franco svizzero e dollaro australiano, mentre su base ponderata per i flussi commerciali resta lontano dai minimi di circa il 5 per cento. Il movimento, avvenuto con volatilità calante e senza danno per i mercati azionari, sembra confermare che le valute a tasso prossimo allo zero di paesi debitori tendono a cadere durante una ripresa.

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