Rispondendo ad invito di Arianna Ciccone, segnaliamo la scheda informativa pubblicata sul sito Valigia Blu, realizzata da Bruno Saetta e relativa al famigerato comma 29 della legge di riforma delle intercettazioni, noto anche come ammazza-blog. Diciamo subito che questo sito aderisce con convinzione a questa campagna informativa, non perché siamo stati improvvisamente colpiti da movimentismo pavloviano indignato, quanto perché il comma in questione è una autentica porcata dalle finalità scopertamente intimidatorie, che si inserisce nella altrettanto evidente strategia, da parte della maggioranza pro-tempore, di silenziare la ormai inarrestabile proliferazione di voci critiche.
Che dice il comma 29, in merito all’adattamento ai “siti informatici” dell’istituto della rettifica? Premesso che la definizione di “siti informatici” resta al momento largamente indeterminata (e questo potrebbe essere strumentale e funzionale ad una precisa strategia), sono le modalità di attuazione della rettifica e le sanzioni ad essa associate ad avere un enorme potenziale intimidatorio. Come osserva Bruno Saetta, infatti,
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.
Anche uno sprovveduto intuirebbe che si tratta di una disposizione draconiana che va ben oltre il riequilibrio a favore della parte potenzialmente lesa dal commento apparso sul blog. Tutto ciò premesso, ci corre anche l’obbligo di precisare che la Rete non può né deve divenire un porto franco in cui baloccarsi nell’arte della diffamazione. Quotidianamente si leggono tali e tanti commenti idioti, molti dei quali ben oltre la soglia della rilevanza penale, che pensare di brandire il velleitario vessillo di un libertarismo peloso che è solo licenza di infangare sarebbe la migliore spia di malafede o stupidità. Ma proprio per questo motivo, basterebbe riflettere circa il fatto che una legislazione penale “reputazionale” esiste già, a modesto avviso di chi scrive, e non serve quindi stratificare ulteriori norme, soprattutto per blog amatoriali, per i quali è molto più appropriata una tutela di terzi basata su una normalissima responsabilità civile e penale personale.
La protesta è assolutamente opportuna, soprattutto in un momento come l’attuale, in cui lor signori tendono a far passare i messaggi più psichedelici e falsi a sostegno del loro annaspare. A patto di essere consapevoli che non esiste una presunta superiorità morale o antropologica di chi esprime giudizi ed opinioni attraverso una tastiera, e che per ciò stesso occorre essere consapevoli che bisogna “fare i compiti a casa” e non abbandonarsi a forme di tribalismo moralistico che spesso sfociano nella fattispecie di diffamazione.
P.S. Una piccola statistica, di quelle di cui non vi potrà fregar di meno: il titolare del sito che state leggendo, in quasi nove anni di attività, non ha mai ricevuto querele né diffide. Potremmo pensare che fin qui si sia trattato di buona sorte, se fossimo intellettualmente pigri.
Tutto ciò premesso, l’invito è quello di leggere la scheda di Bruno Saetta e diffonderla, anche criticamente.