L’ipoteca sulla follia

Nei giorni scorsi è circolata una bozza di proposta di gestione del debito pubblico, elaborata dall’ex Ragioniere Generale dello Stato, Andrea Monorchio, e da Guido Salerno, che non sapremmo se definire uno scherzo fuori stagione o la conferma definitiva dell’impazzimento di un paese ormai perduto. Proviamo ad analizzarne i dettagli, cercando di resistere all’indignazione ed ai motti di spirito.

Secondo i resoconti giornalistici (che sono piuttosto lacunosi), la proposta prevede l’emissione di titoli di stato speciali, garantiti (leggete bene, e restate seri) da una ipoteca del 10 per cento sul valore di immobili privati, calcolato ai prezzi di mercato dell’anno 2000. Questi titoli di stato sarebbero emessi al tasso-chiave di politica monetaria della Bce (oggi l’1,5 per cento) più una maggiorazione di un punto percentuale. Così facendo, secondo i proponenti, lo stato italiano risparmierebbe “due punti percentuali” (si  ipotizza sul costo medio del debito ma non è chiarissimo, visto che il costo varia in funzione della scadenza utilizzata), e il minore costo andrebbe a favorire il mitologico “sviluppo”.

Che ci guadagnano, quindi, i risparmiatori italiani? Elementare, Watson: non subirebbero la patrimoniale! E chi si comprerebbe questi titoli con opzione ipotecaria? Secondo i proponenti,

Tecnicamente la proposta potrebbe essere realizzata solo dal momento del pareggio di bilancio e prevede che ‘il patrimonio immobiliare privato’ sul quale non gravano già garanzie ipotecarie, possa essere ”prestato”, in piccola quota (il 10%), per una garanzia allo Stato sul debito ventennale contratto con la Bce, con titoli di serie speciale denominati “Mobilitazione del patrimonio immobiliare privato” e “Bonus ai proprietari garanti”. In questo modo il prestito non sarebbe collegato all’andamento del mercato. Attualmente il patrimonio abitativo, secondo dati Bankitalia, vale circa 4.832 miliardi che, escludendo quello ipotecato, scende a circa 4.500 miliardi.

Quindi, par di capire, la Bce finirebbe col monetizzare 450 miliardi di euro di debito pubblico italiano, in barba ai trattati europei oggi in vigore. E, si badi, il punto percentuale di maggiorazione rispetto al tasso-chiave della Bce non andrebbe a beneficio dell’Eurotower bensì dei risparmiatori italiani, che potrebbero utilizzarlo “per pagare le imposte”, ad esempio l’Ici.

Quindi, ricapitolando: la Bce monetizza d’amblè 450 miliardi di debito pubblico italiano ingessandosi il portafoglio per un ventennio. Su tale “investimento” incassa solo il tasso utilizzato per concedere prestiti di brevissimo termine al sistema bancario europeo, ma almeno si gode la garanzia ipotecaria di primo grado su equivalente patrimonio immobiliare privato. Ma non è geniale, tutto ciò? Ah, e quali sarebbero le cause di escussione della garanzia? Insolvenza del governo italiano, immaginiamo, che ricadrebbe sui proprietari di case ma solo per un decimo del valore che i loro immobili avevano undici anni addietro. In pratica, la Bce potrebbe escutere la garanzia prendendosi un balcone o una cantina.

Non sappiamo che sarà di questa “proposta”, che pare essere al vaglio del “coordinatore” del decreto sviluppo, il ministro Paolo Romani. E’ proprio una genialata, manifesta impraticabilità a parte. E ricorre sempre quel numero magico (dieci per cento) che serve “per il bene” dei sudditi italiani, come la ormai dimenticata proposta agostana del presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, sul 10 per cento del risparmio delle famiglie, da incanalare forzosamente a vantaggio del sistema produttivo, aziende decotte incluse.

C’è qualcosa di sinistro, nel mainstream culturale italiano. Qualcosa che punta sempre a forme di esproprio del risparmio dei cittadini, sia che a proporlo siano i nostri fat cats, i banchieri (quelli che fanno salivare copiosamente compagni come Gad Lerner), che grand commis in pensione. Il denaro, sterco del demonio, da cui proteggere gli sprovveduti sudditi.

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