Gotti Tedeschi ed il martirio dei santi risparmi

Il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, sulle cui spalle pende ora anche l’onere dell’impresa titanica di risanare il buco nero del San Raffaele di don Verzé, dalle colonne dell’Osservatore Romano dice la sua sulla crisi e propone una “soluzione strategica” per uscirne e puntellare il nostro sistema produttivo. In sintesi, l’idea è no alla patrimoniale, si alla patrimoniale e al default.

Secondo Gotti Tedeschi, dunque,

«Non sono quindi più opportune — anzi sarebbero nocive — bolle speculative, manovre inflazionistiche per sgonfiare i debiti e le incertezze nel salvataggio dal default di Nazioni vicine.
Esistono invece strategie di crescita, valide soprattutto per Paesi che possono contare su valori economici quali il risparmio delle famiglie, un sistema efficiente di medie imprese e banche forti sul territorio. Questi Paesi, invece di lasciarsi tentare da soluzioni in apparenza facili come quella di usare il denaro delle famiglie per ridurre il debito pubblico, dovrebbero individuare le strade per convogliare parte del risparmio liquido disponibile nel rafforzamento delle medie imprese, senza penalizzare il risparmio stesso»

Andando con ordine, le “bolle speculative” di cui Gotti Tedeschi parla potrebbero essere quelle indotte dall’avere tassi reali negativi, cioè dalla politica di tassi a zero per ridurre l’onere reale del debito, ma non vorremmo eccedere nell’esegesi. No neppure a manovre inflazionistiche per ridurre per altra via rispetto alla precedente l’onere reale del debito. Resterebbe quindi, il grande serbatoio di risparmio delle famiglie italiane. Che per Gotti non dovrebbe essere vandalizzato con una patrimoniale, ma con un bel risparmio forzoso.

«Convogliando, per esempio, circa il dieci per cento del risparmio delle famiglie di un Paese sulle medie imprese sane e trainanti — attraverso lo strumento di obbligazioni convertibili a dieci anni con un tasso che copra l’inflazione, collocate dalle banche e possibilmente in base a proposte fatte dalle locali associazioni degli industriali — si potrebbero mettere ingenti capitali a disposizione di alcune decine di migliaia di aziende»

«Questa strategia garantirebbe nuove risorse per gli investimenti oggi non ottenibili dalle banche e dai fondi, produrrebbe piani di crescita più aggressivi, rafforzerebbe l’occupazione e offrirebbe persino maggiori garanzie alle banche per i loro finanziamenti. Potrebbe inoltre diventare la base per attrarre e raccogliere altri capitali di rischio, anche internazionali»

Dunque, andando con ordine anche qui: si prende con la forza convoglia il dieci per cento del risparmio delle famiglie, e lo si mette in obbligazioni convertibili a tasso reale zero. Perché convertibili anziché ordinarie? Forse per trasformare le famiglie in azioniste delle PMI? Mistero. Il tasso reale zero deriva dal fatto che Gotti chiede espressamente “un tasso che copra l’inflazione”, e più non dimandare.

Interessante anche il criterio di selezione dei debitori. Poiché il valore segnaletico del tasso d’interesse (rischio/rendimento) è soppresso dal “convogliamento”, la scelta ricadrebbe sulle “locali associazioni degli industriali”, pensate la responsabilità. Avremmo onniscienti associazioni imprenditoriali che decidono magari di finanziare imprese moribonde ma i cui titolari sono per altri versi “meritevoli” di credito, non foss’altro che per restituire prestiti in precedenza ottenuti o per restare clienti di membri della sopracitata associazione industriale. Una specie di metodo Cirio, con le famigliole nel ruolo degli obbligazionisti dell’azienda alimentare, per far comprendere l’affare. E nulla si dice di imprese che andassero in default entro il decennio del prestito, che quindi non restituirebbero il prestito forzoso alle famigliole felici che hanno generosamente convogliato. E peraltro Gotti non comprende che il freno agli investimenti, oggi, non deriva dall’operare di una stretta creditizia, ma soprattutto dall’assenza o dalla forte debolezza della domanda. Cosa finanziamo, se manca la domanda? 

Gotti, che ha un pensiero realmente strategico oltreché sistemico (nel senso di generatore di contagio), sistema anche il debito pubblico, non prima di aver posto le quote pubbliche in imprese strategiche a garanzia dello stock di debito (perché ora non lo sono, neppure implicitamente, sapete com’è):

«Di fronte a emergenze gravi, una percentuale del debito pubblico — e non certo quello in mano alle famiglie — potrebbe inoltre venire congelata per un periodo accettabile a un tasso che preservi solo dalla inflazione»

Quindi, cari lettori, dopo aver sistemato le famiglie con una patrimoniale del 10 per cento secco sui propri risparmi, Gotti pensa anche alle banche ed agli investitori internazionali: un bel default del debito sovrano italiano, e ci togliamo il pensiero. Perché non siamo solo noi a privilegiare un governo tecnico, sapete, c’è anche Gotti Tedeschi, che invoca a gran voce:

«In molti Paesi non mancano competenze accademiche e industriali che potrebbero collaborare con i Governi. È forse giunto il momento di istituire degli advisory board permanenti»

Beh, si, pensate che dream team avremmo con un advisory board composto, ad esempio, da Gotti Tedeschi, Alberto Quadrio CurzioMarco Fortis, Mario Deaglio. Ce ne sarebbe di che fuggire a Medjugorie.

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