Dunque, pare che la Lega abbia ribadito la propria contrarietà ad interventi sulle pensioni. Dopo Rosy Mauro, la cosiddetta segretaria del non meno cosiddetto “Sindacato Padano”, è toccato al presunto Bruto di Varese, Bobo Maroni, precisare che “i pensionati hanno già dato”. Ora, questo ossessivo riferimento leghista ai “pensionati” continua a non essere chiaro, visto che persino i cani randagi hanno intuito che gli interventi sul sistema previdenziale pubblico interesserebbero non chi è già in pensione ma chi ci dovrà andare. E peraltro attendiamo le famose “misure alternative” all’intervento sulle pensioni cui accennava stamane il capogruppo leghista alla Camera, Marco Reguzzoni. Ma il punto è un altro: che potrebbe fare Berlusconi per sbloccare la situazione, dando prova di essere uno statista autentico, sia pure a tempo abbondantemente scaduto?
Potrebbe fare una cosa rivoluzionaria e scioccante: salire al Quirinale e dimettersi, denunciando gli ostacoli che il pianeta frappone alla sua formidabile vocazione rifomatrice. E potrebbe suggerire al capo dello stato, in via del tutto informale, di nominare premier una personalità super partes dotata di prestigio internazionale, con l’incarico specifico e limitato di fare le riforme di struttura cercando di volta in volta i numeri in parlamento, pensioni incluse. Berlusconi si porrebbe a capo di un Pdl che sostiene le riforme, naturalmente. La Lega finirebbe a bordo campo.
Al termine dell’attuazione di questa limitata “Agenda Giavazzi” (altra espressione ampiamente consunta dall’uso), si tornerebbe a votare (probabilmente in coincidenza con la scadenza fisiologica della legislatura) e Berlusconi potrebbe presentarsi come il padre nobile che ha riformato il paese, sacrificando la propria poltrona, il vero nume tutelare del tecnico temporaneamente prestato a Palazzo Chigi. Pensate, con una simile operazione il Cav. metterebbe in seri guai il Pd multicorrente ed il suo alleato onirico, Nichi Vendola, che con elevata probabilità avrebbe rifiutato interventi sulle pensioni. E metterebbe pure nei guai la Lega, presentandosi all’elettorato padano come il garante unico e finale delle riforme. Potrebbe creare un Pdl federale, la cui articolazione nordista avrebbe lo scopo dichiarato di vampirizzare il voto leghista e consegnare il Carroccio alla pattumiera della storia. Sarebbe un Pdl lumbard molto aggressivo, e si batterebbe per una profonda riforma fiscale federalista, non per la spremuta di tasse che è stata finora tratteggiata da Calderoli & compari.
Come dite? Che uno scenario del genere sarebbe impensabile, perché Berlusconi dovrebbe travestirsi da tacchino alla vigilia del Ringraziamento? Forse avete ragione. Ma voi sforzatevi anche di pensare che, se non pensiamo (e realizziamo) l’impensabile, questo paese è spacciato. E forse lo sarebbe anche in quel caso. Tanto vale provare e consegnare alla storia patria l’immagine di un libertino di talento che si immolò contro il mostro corporativo per salvare il paese, e non quella di un venditore di fumo che ha passato un ventennio a farsi gli affari propri. Proviamo, Cavaliere? Del resto, Lei ha già salvato le banche mondiali e l’Europa, quindi ora potrebbe dedicarsi al Suo paese.
E ora scusate, ma dobbiamo andare: ci aspettano il test dell’etilometro e l’antidoping.