Se siete sempre tra quelli che “è colpa dei greci, non hanno fatto abbastanza per cavarsi dai guai”, ecco alcuni numeretti per riflettere sulla realtà e non sui vostri (o altrui) borborigmi.
In primo luogo il rapporto deficit-Pil, complessivo ed in termini di saldo primario, cioè di differenza tra entrate e spese al netto di quella per interessi. In due anni quest’ultima grandezza è passata dal 10,8 al 2,4 per cento di Pil, secondo stime congiunte di Eurostat e della Troika, aggiornate a gennaio 2012. Certo, non c’è ancora un avanzo primario, quello che permetterebbe alla Grecia di dichiarare default unilateralmente e mandare al diavolo i creditori; parimenti, non sappiamo quanta parte di questo dato è frutto di operazioni una tantum anziché di gestione corrente. Ma anche così, se conoscete un paese fiscalmente virtuoso che ha abbattuto di oltre l’8 per cento questo rapporto in due anni, in corrispondenza di un crollo del Pil di quasi il 10 (dieci) per cento, segnalatecelo.
Poi, la competitività. Secondo la Commissione europea, negli ultimi due anni, il tasso di cambio reale effettivo (misurato in termini di costo del lavoro per unità di prodotto) della Grecia è migliorato di circa 7 punti percentuali rispetto agli altri 26 paesi dell’Unione europea. Non male per un paese che trascina i piedi, no? Peccato che la base di export greco sia inesistente, altrimenti avremmo avuto un mini-boom in mezzo al Mediterraneo.
Poi, il saldo delle partite correnti (fonte banca centrale greca), passato da quasi il 15 per cento di deficit nel 2008 a circa il 9,5 per cento a fine 2011. Escludendo il deficit petrolifero il deficit è al 4,5 per cento. Escludendo deficit petrolifero e interessi passivi sul debito greco detenuto da non residenti il deficit delle partite correnti sparisce.
Quindi, fatta la tara per una congiuntura devastante che si è abbattuta sulla Grecia (e che alcuni considerano, a torto o a ragione, l’unico modo per rimettere in riga un paese fiscalmente vizioso), allo stato non c’è proprio modo di affermare che la Grecia non abbia fatto progressi verso qualcosa che assomiglia ad un riequilibrio dei conti pubblici. Come sempre, l’obiettivo è raggiungere un avanzo primario sostenibile, per riappropriarsi del proprio destino. Magari con minore corruzione nella vita pubblica, ché non guasta mai.