Neurozona: risanamento tramite distruzione del sistema bancario

Nelle clausole del salvataggio del Portogallo ce n’è una particolarmente insidiosa e destinata a remare contro il tentativo di risanamento del paese. Il rapporto tra prestiti e depositi del sistema bancario del paese, oggi al 140 per cento, deve scendere a fine 2014 al 120 per cento. La manovra serve a raffreddare il credito all’economia e a ridurne il livello di indebitamento. Se non fosse che, visto che i depositi non crescono (e già si è fortunati che non stiano calando), l’unica manovra possibile per ridurre il quoziente è quella di tagliare i prestiti, cioè di produrre un feroce credit crunch all’economia del paese. E, come noto, i credit crunch sono un toccasana per rilanciare l’economia e produrre aumenti di gettito fiscale.

Alla fine, l’obiettivo di ridurre il rapporto impieghi-depositi si porrà in contrasto diretto con gli sforzi della Bce e del governo portoghese di riavviare il credito. Il mese scorso, nel tentativo di mettere l’ennesima pezza, il governo di Lisbona ha comunicato che assumerà crediti per 3 miliardi di euro concessi dalle banche alle compagnie statali, per consentire agli istituti di credito di avere spazio per concedere crediti al settore privato. Se non fosse che, dato l’andamento fortemente negativo nello sviluppo dei depositi (voi conoscete stati in depressione economica che mostrino una vigorosa dinamica di aumento dei depositi?), le banche useranno questo sgravio dal portafoglio crediti per perseguire l’obiettivo di riduzione del rapporto tra impieghi e depositi.

Ancora una volta quindi, come già accaduto per la Grecia, si tenta di “risanare” un paese attuando una feroce stretta al suo sistema creditizio, cioè si creano condizioni da libro di testo per una depressione economica. In fondo, visto che il grado di leverage di un agente economico si riduce con il rimborso dei suoi debiti o con il default, anche spingere il sistema creditizio a mandare in fallimento un elevato numero di imprese potrebbe essere un’idea. Resta da capire dove gli europei abbiano studiato economia.

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