Pare che il Regno Unito sia tornato ufficialmente in recessione, anche se qualcuno, commentando la notizia, parlerà di “recessione tecnica” perché frutto di due trimestri consecutivi di crescita negativa. E’ il pedaggio che si paga quando si vive in epoche dissestate e, per l’appunto, tecniche.
La contrazione è dello 0,2 per cento congiunturale (cioè trimestre su trimestre, non annualizzato) e fa seguito al meno 0,3 per cento dell’ultimo trimestre del 2011. Ci sono polemiche circa l’accuratezza delle rilevazioni dell’Office for National Statistics, che appaiono discrepanti con le survey della CBI (equivalente britannica di Confindustria), perché quest’ultime mostrerebbero una certa brillantezza del settore manifatturiero. Dubbi anche sulle stime di contrazione del settore delle costruzioni, che da solo fa il dato finale di Pil.
Come che sia, il Regno Unito si trova oggi sotto del 4,3 per cento rispetto all’ultimo picco di Pil, avvenuto nel primo trimestre del 2008. Come osserva Michael Saunders, economista di Citigroup, negli anni Trenta, quattro anni dopo il picco pre-recessione, il Pil era l’1 per cento più alto. Peraltro, osservando i dati ufficiali di Pil, si scopre che, dall’ultimo picco ciclico, il Regno Unito e l’Italia sono i due paesi del G7 che hanno fatto peggio, in termini di ripresa (vedi grafico qui sotto, tratto dall’eccellente blog di Gavyn Davies).
In Italia si tende a sostenere che il Regno Unito rappresenterebbe un modello da seguire, in quanto avrebbe in atto una forte austerità (di quelle che da sole fanno ripartire la crescita), centrata sui tagli di spesa. Mica come la neghittosa Italia. Eppure, prescindendo dal fatto che anche il Regno Unito è in recessione, malgrado disponga di una banca centrale che si compra tutti i titoli di stato che vuole con l’easing quantitativo, i dati sul controllo della spesa pubblica sembrano dire cose differenti. Utilizzando i dati Eurostat si scopre che l’incidenza della spesa pubblica su Pil, per i britannici, passa (dal 2008 al 2011) dal 47,8 al 49 per cento, dopo un picco nel 2009 al 51,5 per cento. Per l’Italia, si passa invece dal 48,6 al 49,9 (+1,3), con picco al 2009 del 51,9 per cento.
Che dire, quindi? Che il Regno Unito non sta esattamente tagliando la spesa, o meglio pare la stia tagliando allo stesso passo dell’Italia. La quale Italia però non ha una banca centrale propria (anche se ha beneficiato a livello bancario delle due aste straordinarie della Bce), e si è fatta manovre per oltre 5 punti di Pil nell’ultimo biennio. Eppure, osservando i dati di Pil dal picco della recessione, si scopre che Italia e Regno Unito sono gli ultimi della classe per ripresa.
Restiamo in attesa della revisione del dato britannico del primo trimestre, che potrebbe anche cancellare la famosa recessione “tecnica”. Ma forse conviene anche cercarsi qualche altro modello macroeconomico di riferimento.
