Ad intervalli regolari, nel desolante panorama del dibattito pubblico italiano, riemergono alcuni consunti topoi. Si caratterizzano per essere strutturalmente privi di ricadute reali ed “operative” ma per alimentare talk show politici e sdegnati editoriali polarizzati.
L’ultima di queste stanche coazioni a ripetere è del neoministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, sul leggendario nucleare. Non abbiamo intenzione alcuna di ragguagliarvi sull’allevamento di cani di Pavlov più grande d’Europa e forse del mondo. Al solito, reazioni oscillanti tra plauso e sdegno, tra raccolte di firme a tutela del “bene comune” del Mulino Rosso progressista e l’efficientismo modernizzante di stampo onirico-onanistico. Siamo peraltro in perfetta tabella di marcia per il dibattito su tassisti, aborto, divorzio, monarchia-repubblica, controindicazioni della penicillina. Ma poco conta.
Quello che conta maggiormente, ai nostri fini, sono questi riti tribali. In cui i nuovi protagonisti, spesso inverecondamente ricicciati o catapultati su ribalte assai più grandi di loro in base al noto processo di selezione negativa che caratterizza questo paese di opinionisti falliti, debbono applicarsi nella fondamentale opera di segnalamento. Un po’ come accade nel mondo animale, dove si emettono suoni e odori e si modifica la pigmentazione del piumaggio prima della fase dell’accoppiamento, oppure si procede ad escrezioni a base di urea per marcare il territorio. Al termine di questa liturgia, nulla cambia realmente. Ma schieratevi, o sarete perduti.
Resta il contributo imprescindibile di aruspici e sciamani, quelli che ci informano che, post hoc, ergo propter hoc, che al confronto il Mago di Oz è un penoso magliaro. Come leggere altrimenti questo fondamentale abracadabra?
«L’eliminazione dell’Imu sulla prima casa dal 2013 e la restituzione di quella versata nel 2012 farà ripartire, da subito, la domanda, i consumi, e con essi il settore edilizio, il mercato immobiliare e tutto l’indotto, anche con riferimento agli affitti. Noi insistiamo su questo punto per precisi valori economici: l’economia può ripartire solo in un quadro di aspettative positive» (Renato Brunetta, 2 maggio 2013)
Che poi, si, restituire un paio di centinaia di euro (molto spesso anche meno) alle famiglie doloranti riuscirebbe ad innescare tutto questo poderoso climax verso la prosperità e l’elevazione dello spirito, a mezzo delle aspettative. Che poi, se fossimo un paese in crisi fiscale conclamata e depressiva, e dovessimo scegliere tra tagliare il costo del lavoro e l’equivalente di un paio di cene fuori non avremmo dubbi, perché restiamo un popolo molto sociale e socievole. Per fortuna non siamo in crisi fiscale, vero? Anche se bisognerà dire al regista di questa tragicommedia recessiva di piantarla di mangiare pesante, una buona volta. Datemi un’Imu d’appoggio e solleverò l’etilometro, tra un arruffamento del pelo ed un sondaggio di Pagnoncelli. Dibattete, dibattete, qualcosa resterà. Per i creditori.