Azionario a nuovi massimi storici negli Stati Uniti ed obbligazionario in prevalente ribasso, malgrado dati di occupazione statunitense non particolarmente forti.
Le indicazioni di posizionamento restano sostanzialmente invariate, con l’azionario che al momento è la classe di attivi più attraente. I multipli azionari sono nel complesso vicini alle medie storiche ma il premio al rischio rimane in molti paesi largamente superiore ai valori storici, anche perché i rendimenti obbligazionari sono saliti nel complessivamente non molto. Il quadro fondamentale è meno univoco, nella perdurante assenza di revisioni al rialzo delle prospettive di crescita economica e degli utili, o addirittura si notano revisioni al ribasso, soprattutto riguardo i paesi emergenti. Per il trimestre in corso resta l’ipotesi di fuoriuscita dalla recessione per l’Europa, mentre i dati più recenti mostrano un lieve rallentamento dell’espansione per Cina, Giappone e Stati Uniti.
A livello allocativo, le evidenze dei sondaggi tra investitori professionali mostrano prevalenti posizioni lunghe sull’azionario, ma questa circostanza tende ad essere attenuata da flussi in entrata nell’azionario e provenienti dall’obbligazionario, soprattutto negli Stati Uniti. Sull’azionario emergente nel mese di luglio è tornata la sottoperformance ma i deflussi di capitale sembrano al momento essersi interrotti, anche se permane un quadro di deterioramento fondamentale, con un peggioramento delle aspettative di crescita. Le obbligazioni societarie in dollari ed euro hanno riguadagnato circa metà dell’allargamento indotto dall’annuncio della Fed di progressiva fuoriuscita dall’easing quantitativo, riguadagnando valore. La bassa volatilità macroeconomica supporta infatti spread più stretti, ma la fine del periodo di denaro facile crea comunque il rischio di ulteriori fuoriuscite dall’investimento. Al momento il maggiore sostegno per spread più stretti appare il rialzo dei rendimenti sui titoli di stato.
Sul mercato dei titoli di stato, rendimenti in lieve rialzo settimanale. Le riunioni delle maggiori banche centrali non hanno prodotto movimenti di rilievo. Il consenso sull’avvio del tapering della Fed resta sul mese di settembre. In settimana si conosceranno i dettagli operativi della forward guidance della Bank of England, in occasione della presentazione del rapporto periodico sull’inflazione, che segnerà il debutto effettivo del nuovo governatore, il canadese Mark Carney.
Sul mercato azionario, in Eurozona sono stati ben accolti i dati degli indici dei direttori acquisti di imprese manifatturiere, in espansione per il terzo mese consecutivo, e che aumentano la probabilità che la regione si trovi effettivamente in un percorso di ripresa. Questo dovrebbe sostenere l’espansione di utili e margini di profitto aziendali nei prossimi trimestri. Negli Stati Uniti, in luglio si è registrata una forte sovraperformance dei titoli bancari rispetto agli indici generali, grazie a risultati molto positivi nella reporting season. Il supporto fondamentale per le banche statunitensi poggia soprattutto sulla ripresa del mercato immobiliare, con prezzi attualmente in ripresa in doppia cifra su base annuale.
Sul mercato dei cambi, il mese di agosto è iniziato con scarsa direzionalità ma grandi attese, con il consenso che resta per un dollaro più forte e rendimenti più alti, ma incertezza sulla tempistica e sul numero di divise contro cui avverrà tale rafforzamento. Al momento il consenso indica più probabile un rafforzamento contro valute di paesi congiunturalmente deboli e con squilibri fondamentali (lira turca, rand sudafricano, rupia indiana) o con cicli monetari espansivi (yen, dollaro australiano), e non generalizzato. Non dovrebbero verificarsi movimenti di rilievo contro divise che stanno vedendo una apparente accelerazione della ripresa e tassi lunghi in ascesa (euro, dollaro canadese), anche nei casi in cui le banche centrali tenteranno di ancorare i tassi monetari attraverso la forward guidance.
Macromonitor si prende una pausa agostana. Buone vacanze, nei limiti del possibile.