Come segnala Bloomberg, l’asset manager obbligazionario Pimco sta vendendo titoli di stato olandesi, a causa dello scetticismo sulla situazione economica del paese, che potrebbe lasciare l’esclusivo club delle triple A in Eurozona, visto che le tre maggiori agenzie di rating hanno posto il debito sovrano olandese in outlook negativo. Avremo a breve la prossima vittima dell’eurocrisi?
I rendimenti olandesi stanno crescendo a passo più rapido di quelli di Austria, Germania e Finlandia, gli altri paesi a massimo rating dell’Eurozona (c’è anche il Lussemburgo, ma inutile parlarne, non fa testo). Quello che colpisce è il momentum negativo di mercato rispetto al debito sovrano olandese, cioè le correnti di vendita da parte di grandi gestori internazionali come Pimco, al punto che lo spread tra Francia ed Olanda si trova oggi al minimo degli ultimi tre mesi, a circa 15 punti-base: a fine 2o12 era a 50 punti-base. E non si può certo dire che la Francia rappresenti un modello di virtù nei conti pubblici. Ma questo accade, quando ci sono di mezzo aggiustamenti di portafogli internazionali. Oggi lo spread decennale olandese contro la Germania è a circa 40 punti-base, da 18 al 31 dicembre.
La grande coalizione lib-lab olandese, guidata dal liberale Mark Rutte, sta ancora negoziando la manovra da 6 miliardi di euro, fatta di tagli di spesa ma anche aumenti di imposta, che segue quella da 16 miliardi in un quadriennio varata lo scorso novembre, quando il governo si è insediato. Nel frattempo, le cose sono progressivamente peggiorate: il paese ha una crisi immobiliare conclamata, frutto di una bolla formatasi negli anni scorsi, la disoccupazione è al massimo degli ultimi due decenni all’8,5% (era al 5% a metà del 2011). Vistoso deterioramento anche per il rapporto debito-Pil, il vero motivo per il quale il paese potrebbe presto perdere la tripla A. A fine 2012 il rapporto era del 71,2%, mentre a fine 2007 aveva toccato il minimo storico del 45,3%. Quello che è successo in questo arco temporale è noto: l’impatto delle nazionalizzazioni bancarie e più in generale degli aiuti al settore è stato pesantissimo. Ma la vera spada di Damocle sul futuro del paese è il debito delle famiglie, in percentuale del Pil, che vedete nell’immagine qui sotto. Superfluo commentarlo, riteniamo.
E le agenzie di rating ci pare sottovalutino il fatto che un numero crescente di mutuatari olandesi sono “sott’acqua”, cioè hanno immobili il cui presumibile valore di realizzo è inferiore all’entità del residuo debito ipotecario in essere. Per questo motivo il paese appare a rischio di ulteriori bruschi aggravamenti di finanza pubblica, anche se il legislatore è corso al riparo definendo tra i primi in Europa il quadro delle operazioni di bail-in, cioè di partecipazione degli investitori al salvataggio di una banca in dissesto, applicato al caso di SNS Reaal, i cui obbligazionisti subordinati sono stati spazzati via, anche se oggi quella decisione viene sfidata nelle aule di giustizia. Prevista anche la creazione di un fondo di salvataggio bancario aggiuntivo a quello di assicurazione pubblica sui depositi, alimentato da versamenti da parte delle banche. Il futuro non appare particolarmente roseo, per consumatori e risparmiatori olandesi.
L’unico dato confortante per l’economia olandese, da un’ottica di flussi finanziari settoriali, è l’imponente surplus delle partite correnti, pari a fine 2012 al 9,9%, e che le previsioni vedono intorno al 10% nel quinquennio 2013-2017. Senza questo punto di forza, visto che il settore privato sta tentando di ridurre il proprio indebitamento simultaneamente al settore pubblico, il paese si sarebbe già avvitato in una spirale disastrosa. Ma il deterioramento dell’economia non è passato inosservato ai grandi gestori globali, che potrebbero anche scommettere su ulteriori guai autoavverando la profezia con le loro vendite di debito sovrano. Nel 2013 il Pil olandese dovrebbe contrarsi dell’1%. malgrado ciò, vista la crescita del Pil nominale raffrontata al costo medio del debito, non dovrebbe ancora essere operativo il meccanismo infernale di autoalimentazione del rapporto debito-Pil.
Superfluo (ma non troppo) segnalarvi che, visto il tipo di crisi che interessa l’Olanda (e non solo), invocare esclusivi tagli di spesa non serve assolutamente a nulla. Attendendo il prossimo editoriale di Alesina e Giavazzi.
