Il consiglio dei ministri ha approvato le misure del cosiddetto “Destinazione Italia“, che tra le altre cose prevede risparmi sulle bollette elettriche per 850 milioni di euro. Al momento, non è chiaro come tali risparmi si produrranno, però.
Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha spiegato che, tra le tre misure che determineranno il risparmio, ve n’è una (la più importante per contributo) che “prevede la possibilità volontaria dei produttori di energia rinnovabile di avere un contributo ridotto allungato però di 7 anni che ci porterà un abbassamento di circa 700 milioni”. Vediamo: se si tratta di misura “volontaria”, come è possibile quantificare ex ante la percentuale di adesione? A meno che la volontarietà sia opportunamente incentivata.
Per incentivare l’allungamento del periodo di percezione dei contributi, razionalmente, serve che il valore attuale netto di tali contributi aumenti. Diversamente, se ci fosse neutralità tra le due ipotesi, saremmo nell’ambito della volontarietà pura, e quindi nell’alea più assoluta, con buona pace delle stime governative. Noi a lume di naso diremmo che, all’aumentare dell’orizzonte temporale di riferimento, si accresce l’incertezza, quindi (ceteris paribus) il tasso di sconto dei flussi di cassa aumenta, quindi il valore attuale netto dei contributi alle rinnovabili si riduce, e addio adesione volontaria, almeno su basi razionali e non magari emotivo-patriottiche. Molto interessante: il diavolo ed i giocatori delle tre carte si nascondono nei particolari.
Attendiamo dettagli, quindi. Anche riguardo al punto della conferenza stampa in cui Zanonato conferma che il governo non ha abbandonato la bizzarra idea di fare debito per ridurre ulteriormente le tariffe:
«Nel disegno di legge, inoltre, partiamo col meccanismo dei bond. Si emettono delle obbligazioni, che saranno coperte, quindi non costituiscono debito, e vediamo come funzionano. Se l’Europa ci dà la possibilità di operare in questa direzione senza considerarlo deficit o debito, proseguiremo per ridurre ulteriormente di un altro po’ la bolletta elettrica»
Anche qui, dubbi come se piovesse. Che significa “emettere obbligazioni che sono coperte”? A Zanonato non sfuggirà (forse) che il debito, per definizione, non è coperto. Se emettiamo un ossimorico “debito coperto” non stiamo emettendo debito. Per questo motivo, se stiamo aspettando che la Ue ci dica se andiamo o meno a fare deficit e debito, vuol dire che di coperto non c’è proprio nulla. Elementare, Zanonato.
Due parole finali sul provvedimento licenziato oggi dal cdm, la detrazione d’imposta sull’acquisto di libri, che prevede che ogni cittadino possa avvalersi di una detrazione fiscale del 19% delle spese sostenute nel corso dell’anno solare per l’acquisto di libri muniti di codice ISBN, per un importo massimo di 2.000 euro, di cui 1.000 per i libri scolastici ed universitari e 1.000 per tutte le altre pubblicazioni. Copertura di 50 milioni di euro per un triennio.
Interessante. Prendiamo atto che i tempi del tetto agli sconti sui libri sono definitivamente tramontati (ma anche no, visto che serve in linea teorica per tutelare le librerie indipendenti). Prendiamo atto anche che gli italiani potranno cominciare a farsi i muscoli nell’agognata attività dello “scaricare” i costi dalla dichiarazione dei redditi, e forse questo li renderà più felici di raccogliere fatture e scontrini, più o meno in originale. A noi, che siamo sempre piuttosto cinici, la domanda sorge spontanea: la misura prevede la franchigia di 129 euro, come per tutte le detrazioni d’imposta del 19%? E questa nuova tax expenditure cadrà vittima a breve dei tagli lineari previsti per chiudere i buchi di bilancio? A breve (forse) le risposte, vi terremo informati.