Passata è la tempesta, odo scimmiette e cocoriti far festa. Istat prevede per il primo trimestre di quest’anno una variazione del Pil positiva per lo 0,1%. O meglio, questo è il valore centrale, cioè più probabile, in una forchetta previsiva che varia tra -0,1 e +0,3%. Saremo in grado di reggere questa accelerazione folle della nostra economia senza perdere la testa?
Nell’attesa, anche dopo aver visto i dati di ieri di fiducia di consumatori ed imprese, che peraltro sono in tendenza col resto di Eurozona ed Europa, è già partito il megafono della propaganda lisergica degli esponenti del Pd. Che, come ormai sapete, sta per Propaganda demenziale. Oggi la medaglia di cartone (riciclato, nel caso di specie) va indiscutibilmente allo stagionato cantore del renzismo, Claudio Velardi, giunto a noi in perfetto stato di conservazione da antiche ere della politica italiana.
Pare che Velardi nella vita faccia lo spin doctor, che non è una specie di disc jockey ma potrebbe finire con l’assomigliarvi. A riprova che il berlusconismo ha vinto, trovando nel potente coro renzista spunti agli steroidi dell’epoca di Emilio Fede, ecco il commento di Lothar Velardi:
Spread a 98, fiducia delle imprese al 94%, fiducia dei consumatori a livello 2002. @matteorenzi, stai rovinando l’Italia.
— claudiovelardi (@claudiovelardi) 27 Febbraio 2015
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Solo un paio di considerazioni, al netto dello spin da strapaese. La fiducia dei consumatori non si raccorda in modo automatico ai consumi prospettici, come ben sappiamo. Nel caso dell’ultimo sondaggio Istat, peraltro, il dato è meno positivo di quanto appaia, visto che la maggiore fiducia, per l’ennesima volta nella storia recente di un paese sedotto e abbandonato, riguarda la componente riferita all’economia molto più che la propria condizione personale, e quella prospettica assai più di quella corrente. Come dire, io speriamo che me la cavo. Riguardo alla fiducia delle imprese, è utile ricordare a Velardi e non solo a lui che il numeretto non è una percentuale. Forse il buon Lothar ha pensato che, con un valore così elevato, una volta raggiunto il 100% si sarebbe entrati direttamente nel Nirvana, come qualcuno ha osservato. Ma le cose non stanno così.
Servirebbe quindi maggiore cautela e minore ignoranza, nel senso letterale del termine ma questo passa il convento, nell’Italia della propaganda demenziale. E della memoria di breve termine severamente danneggiata. Qualcuno ricorda la pinna dorsale di Renzi solcare le acque limacciose fuori da Palazzo Chigi a febbraio 2014, lamentando la crescita anemica dell’esangue governo di Enrico Letta? Qualcuno ricorda quanto fu la crescita del quarto trimestre 2013, invece? Ve lo diciamo noi. Toh, guarda: anche allora “il Pil torna a crescere”! E qualcuno ricorda questo pensierino di Renzi stesso, lo scorso agosto, quando si dibatteva col punta-tacco tra ripartenze, botto e negazionismo, credendo che la Germania fosse entrata in crisi, quanto e più di noi?
«(…) non è la percentuale dello zero virgola che fa la differenza. È il clima di rassegnazione di chi pensa che tanto non cambierà mai»
Eh, già, parole sante. Quindi, cominciamo a pompare con i piccoli propagandisti, la crescita seguirà, come l’intendenza napoleonica. E se al primo trimestre avremo davvero un Pil che cresce dello 0,1%, anche Enrico Letta sarà stato vendicato. E comunque il titolo del Corriere è dadaismo puro. Inutile legalizzare le droghe pesanti, in questo paese.