Leggi di analfabetismo molto popolare

Poiché ogni giorno ha la sua croce ed ogni mese italiano ha la sua patrimoniale, oggi analizziamo per puro diletto la proposta di legge di iniziativa popolare sulla riforma del fisco lanciata di recente dalla Cisl. Diciamo subito che queste iniziative fanno parte dello strumentario di posizionamento di partiti, sindacati e movimenti politici. In altri termini, sono specchietti per le allodole (a volte, pure per i gonzi), quindi analizziamole per quello che sono: un simpatico passatempo.

L’architrave della proposta è l’assegnazione di un bonus annuale di 1.000 euro a chi percepisce redditi lordi inferiori a 40.000 euro annui. Inoltre, si prevede l’eliminazione delle imposte sulla prima casa “non di lusso”. Come i più vispi tra voi avranno intuito, siamo giunti al momento dirimente delle coperture. E quali sarebbero, nel caso di specie? In essenza, l’immancabile “contributo di solidarietà”, applicato sui patrimoni eccedenti i 500.000 euro con esclusione, come detto, della prima casa “non di lusso”; e l’altrettanto imprescindibile “lotta all’evasione fiscale”. Interessante. Andiamo con ordine. Partiamo dal famoso mezzo milione di “ricchezza”.

A naso, l’imposta suggerita pare vagamente l’ISF francese. Dovrebbe avere una aliquota nominale molto bassa, quindi. Il problema è la definizione della base imponibile. E’ pregevole quella precisazione di “netto”, che sembrerebbe riferita all’eventuale indebitamento delle famiglie (o forse siamo troppo generosi nell’esegesi). Di solito, tale indebitamento è relativo alla presenza di mutui prima casa. Ma se la prima casa è comunque esente, sparisce anche l’esigenza di netting col debito, a meno di riportare l’eventuale importo residuo del mutuo a scomputo della fatidica quota eccedente il mezzo milione. Ah, a (s)proposito: ma, secondo la Cisl, le “prime case” sono tutte da esentare, escluse quelle “di lusso”? Cioè un monolocale-stamberga in periferia vale quanto un loft accatastato A/3, ai fini dell’azzeramento delle imposte? E dire che questa obiezione gira da una vita, in attesa del nuovo catasto e delle distruzioni che apporterà nelle nostre vite. Ma non divaghiamo.

Quale è, dunque, la base imponibile della patrimoniale cislina? Tutta la ricchezza, mobiliare ed immobiliare, eccedente la soglia dei 500.000 euro, con l’eccezione della prima casa non di lusso e dei titoli di stato. E qui, cascano le braccia ed altre parti anatomiche. Scusi, gentile signora Annamaria Furlan, ma per caso anche lei è stata colta dal virus della padoanite, quello che porta a non considerare lo stock di titoli di stato come ricchezza? No, la prego, si faccia curare! Secondo lei, quindi, chi possiede (diciamo) una decina di milioni di euro in Btp (ma anche in Bund tedeschi e T-Notes americani, forse alla Cisl non lo sanno), non deve pagare il “contributo di solidarietà”, mentre chi possiede azioni Eni, Enel, oppure depositi bancari che, sommati, eccedono anche di un euro la soglia del mezzo milione, deve pagare? Riuscirebbe a dirmi per quale diavolo di motivo fate proposte di questo tipo? Quando, al corso di scienza delle Finanze, spiegavano il concetto di ricchezza, lei era al bar? Come riusciamo a sciacquarci la bocca col concetto di solidarietà e contemporaneamente avanzare proposte di tal fatta? Perché è stata proprio lei, presentando questa fantasmagorica iniziativa, a motivarla in questi termini:

«Chiediamo un contributo di solidarietà a chi è ricco, a quel 4% di famiglie che detiene oltre il 50% della ricchezza»

Ma questo calcolo esclude i grandi detentori di titoli di stato, come detto. Perché? Perché fate così? Non è che il secondo punto della proposta di copertura sia più originale, a dirla tutta. Eccolo:

«L’altra è quella di combattere l’evasione rafforzando il contrasto di interessi, il meccanismo che permette di detrarre parte delle fatture. Per Furlan è necessario applicare questo meccanismo “ad altri settori oltre all’edilizia come i servizi alle famiglie” includendo colf e badanti ma anche i professionisti come dentisti e avvocati» (Ansa, 23 febbraio 2015)

Bingo! Donne, è arrivato il contrasto d’interessi! Non funziona, non può funzionare, non funzionerà ma ogni politico, puro o derivato, cercherà di metterlo ovunque ci sia una copertura da trovare. Scarichiamo, scarichiamo, qualcosa resterà. Che ne sarà di questa “proposta di iniziativa di legge popolare”? Che servirà solo ad attestare l’esistenza in vita politica dei suoi proponenti. Poco al di là dello stato vegetativo, però. E a nulla di più. Restando in ambito fiscale, c’è tuttavia da dire che iniziative di questo tipo rappresentano potenti argomenti a favore dell’introduzione di una carbon tax. Quella sulle emissioni di anidride carbonica di questi parolai insipienti, nello specifico.

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