Ieri Bloomberg ha pubblicato i risultati di una simulazione sul rapporto debito-Pil del nostro paese non particolarmente rassicuranti. Tutto poggia sul famoso numero del deflatore del Pil 2016, che l’esecutivo vede in crescita all’1%, contro lo 0,3% previsto per quest’anno. Potrebbe trattarsi di stima ottimistica, visto il quadro economico globale.
Come vi abbiamo segnalato più volte, il dato fondamentale per valutare come potrà evolvere il rapporto debito-Pil è quello della crescita del Pil nominale, che va confrontato a quello del costo medio del debito per determinare, per un dato rapporto debito-Pil, l’ampiezza dell’avanzo primario necessario a piegare tale quoziente. Il problema italiano, come per ogni grande debitore, è la disinflazione/deflazione, come noto. In un quadro globale come l’attuale, con rischi recessivi che originano dai paesi emergenti, e con il prezzo del greggio e delle altre materie prime sotto pressione, l’andamento dei prezzi resta piuttosto depresso.
Secondo la simulazione di Bloomberg, un deflatore del Pil stabile a +0,3% spingerebbe il rapporto debito-Pil italiano il prossimo anno al 134%, ben superiore al 131,4% previsto da Renzi e Padoan. Che questo rapporto appaia a rischio, ve lo abbiamo segnalato da subito, così come è a rischio l’imponente progressione di avanzi primari prevista nel DEF da qui al 2018. E se viene meno quella, oltre al tasso di crescita del Pil nominale, siamo nei guai con l’indebitamento, che è il punto di massima vulnerabilità di questo paese, in termini di sostenibilità. In alternativa ci restano sempre nuove imposte patrimoniali.
Nelle ultime settimane si è fatto strada il convincimento che la ripresa dell’Eurozona possa centrarsi sulla domanda domestica anziché sull’export, e che il settore dei servizi compensi la frenata della manifattura. Può essere. I prossimi mesi diranno se questo scenario è realistico, soprattutto per il nostro paese. Fermo restando che tra poco più di due settimane ci presenteremo a Bruxelles con una legge di Stabilità molto lasca. Dovendo scommettere due centesimi, vediamo piuttosto improbabile l’accoglimento delle nostre richieste. In quel caso, occhio alle coperture di emergenza.
Nel frattempo, se siete renziani e patrioti, potete gridare all’ingerenza antidemocratica di fronte alle previsioni (riviste al rialzo ma non “abbastanza”) delle agenzie di rating sulla nostra crescita. Passano gli anni, ma i riflessi pavloviani dei credenti di turno non cambiano. Che noia, che barba.
Moody’s alza pil Italia, +0,7% in 2015, +1,2% 2016 Mooody’s interviene, interviene e interviene su scelte prossima stabilità.Who is Moody?
— francesco pizzetti (@francopizzetti) 24 Settembre 2015