Narrativa di evasione

Ieri Matteo Renzi ha commentato su Facebook le linee guida della legge di Stabilità. Sulle motivazioni dell’aumento del limite di utilizzo dei contanti a tremila euro il premier ha scalato una parete di vetro, con risultati piuttosto problematici.

L’aumento del limite è definito da Renzi

«È una misura semplice, è una misura liberale, è una misura per aiutare i consumi e sbloccare molte famiglie italiane»

A parte il liberalismo par di capire, quindi, che le famiglie italiane non consumano abbastanza anche perché intimorite (addirittura “bloccate”) dall’impossibilità di effettuare acquisti per contanti sopra i mille euro. Ora, invece, si sentiranno libere di andare a fare shopping “pesante”. Al concetto renziano si è immediatamente accodato, con lo zelo che da sempre lo caratterizza quando si trova davanti ad una telecamera, il ministro Graziano Del Rio, che da sempre ha nel cuore gli anziani, come forse ricorderete. E comunque, bastano sei banconote da 500 euro, non occuperebbero neanche troppo spazio nel portafoglio. Abbiamo una nuova causalità, quindi: dopo aver scoperto e stabilito che ridurre il limite del contante non combatte l’evasione fiscale (abbiamo anche uno straccio di evidenza numerica a supporto della tesi, per caso?), oggi apprendiamo che la propensione al consumo è direttamente correlata alla soglia di utilizzo del contante. Non si finisce mai di imparare, in questo paese.

Renzi prosegue con la sua precettistica: per combattere  l’evasione serve l'”incrocio magico” delle mitologiche banche dati. Può essere, ma quello che Renzi non dice è che le “banche dati” servono solo se i fondi transitano entro il sistema di pagamenti degli intermediari finanziari. Quindi, se io ricevo “nero” ma non lo deposito in banca, nessuna “banca dati” potrà mai sgamarmi. Non serve una laurea in astrofisica per comprendere questo. In pratica, si crea un canale parallelo di circolazione monetaria. Obiettivo del governo e di Renzi è anche quello di evitare deflussi di potere d’acquisto prodotti col nero verso i paesi confinanti, quindi trattenere consumi entro i patri confini. Non che lo stesso risultato non sia ottenibile con la soglia a mille euro: è solo più macchinoso, diciamo. Ed obiettivo di Renzi è quello di recuperare consumi, costi quel che costi.

Tutto ciò premesso, particolarmente bizzarro è il commento del premier alle 220mila lettere di contestazione “bonaria” inviate da Agenzia delle Entrate e Sogei ad altrettanti contribuenti che hanno utilizzato la dichiarazione dei redditi precompilata. Renzi le definisce “piccole irregolarità facilmente sanabili, in uno spirito di collaborazione” ma subito dopo precisa:

«Questo è il modo in cui si combatte l’evasione, altro che limite del contante!»

E qui ci siamo persi. Quindi, secondo Renzi, l’evasione origina dalle “piccole irregolarità”? Un po’ come la suggestiva “teoria della finestra rotta” da cui originerebbero micro e macro criminalità? Forse il premier non intendeva quello, ma la sorta di consecutio dei due concetti nello stesso paragrafo è perlomeno fuorviante. Al di là di ciò, diciamola tutta: certe cose non si possono dire apertamente. A Renzi serve stimolare i consumi, con le buone o le cattive, ed auspicabilmente tenere tali consumi entro i canali commerciali e distributivi domestici. Quindi serve un po’ di nero, come lubrificante. Possiamo anche capire questa motivazione, il che non significa giustificarla.

Poi, l’Italia è da sempre la culla del “si fa ma non si dice”, quindi tutto ci può stare, per carità. Ma forse sarebbe preferibile evitare di trattare i cittadini come degli emeriti imbecilli, con queste narrative. E non è neppure un problema di Renzi, che dopo tutto si limita a fare Renzi. No, il problema, almeno sul piano “estetico”, è leggere ed ascoltare suoi ministri e stretti collaboratori che si attaccano disperatamente ai vetri, manco fossero usciti da una tavola di Giovannino Guareschi, e rivendicano “il diritto di cambiare idea”. Ma figuriamoci: sacrosanto, non essendo cretini possono pure cambiare idea. Anche se qui mancano evidenze empiriche, che nel dibattito politico italiano di solito sono un optional oppure un pesante intralcio alla narrativa.

Noi invece, anche a titolo di autodifesa e rispetto di sé, rivendichiamo il diritto di provare qualcosa di molto simile al disprezzo per chi indossa simili maschere, in spregio alla propria intelligenza e storia professionale.

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