Gita a Nettonia

Ieri l’Associazione bancaria italiana ha introdotto una innovazione nella tipologia di dati comunicati nel proprio report mensile sul credito. Il totale delle sofferenze di sistema verrà d’ora in avanti comunicato su base netta, cioè rettificata per gli accantonamenti a perdite su crediti già effettuati dalle banche. Secondo il sindacato dei banchieri, questa non è solo una scelta “comunicativa”, a fronte di interpretazioni “fuorvianti” diffuse sulla stampa ed il mercato ma anche una indicazione alla Bce che deve “tenerne conto”. Ohibò.

Prima di procedere, una premessa: dopo mesi passati a stigmatizzare il comportamento del governo (e della stessa Abi) a fornire solo dati lordi per enfatizzare i progressi, questo passaggio al dato netto dovrebbe soddisfarci. Solo che rispondere ad un espediente con un altro espediente non risolve granché. Intanto, Banca d’Italia continuerà a pubblicare il dato lordo e quello netto, a meno che a breve anche Ignazio Visco non venga “convinto” della bontà di questo approccio di behavioural finance all’amatriciana. Poi, pensare che il mercato e la Bce possano essere in qualche modo indotti, con questa “innovazione”, a cambiare idea ed a festeggiare lo scampato pericolo per un sistema bancario che è inzeppato di sofferenze il cui valore di recupero sta nel grembo di Giove, è piuttosto bizzarro. Forse servirebbe più rispetto per l’intelligenza altrui. I dati vanno resi disponibili nel maggior numero di formati possibili, senza inferenze sulla stupidità dell’interlocutore.

Che dire, comunque, di questo nuovo dato? Che, osservandone l’incidenza su capitale e riserve bancarie, giunta in prossimità del 22%, c’è comunque poco di rassicurante. Il punto non varia: quanto è il recovery value delle sofferenze? Punto. A meno che, in un prossimo futuro, Abi non decida di espungere anche questo dato dal proprio report mensile, per annullarne il potenziale “fuorviante”. Occhio alla china. E non parliamo di alcool.

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Dopo di che, ci permetteremmo di suggerire ad Abi di fornire anche i dati del totale dei crediti deteriorati, che come noto sono la somma di incagli e sofferenze. A meno di nostre sviste, nel documento Abi non c’è infatti traccia alcuna degli incagli, che sono una grandezza importante per capire come potranno evolvere le sofferenze, sapendo che in fase di ripresa gli incagli tendono a tornare in bonis. Infatti, se le sofferenze lorde sono pari a circa 200 miliardi, non si deve dimenticare che nel sistema ci sono anche 150 miliardi di incagli. Quanti di essi migreranno a sofferenze? Ancora, per essere sfiziosi: avendo girato a bad bank le sofferenze delle quattro banche risolte, quanti sono gli incagli rimasti in pancia alle quattro good bank? Ah, saperlo.

Tirando le somme, il valore informativo fornito da questa innovazione di Abi appare molto ridotto. Il mercato ne sarà lieto, immaginiamo.

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