L’istituto tedesco di statistica ha reso noto il dato finale della variazione del Pil tedesco nel 2016. Si conferma quanto vi diciamo da tempo: la Germania e la realtà, sua perfida alleata, non intendono piegarsi ai desiderata di politici ed editorialisti italiani. Una vicenda assai triste, signora mia.
Nel 2016 il Pil tedesco è cresciuto in termini reali dell’1,9%, dopo il +1,7% del 2015 ed il +1,6% del 2014. Il Pil tedesco a valori correnti è invece aumentato del 3,3%, contro il +3,7% dell’anno precedente. Se andiamo ad analizzare i contributi alla crescita reale, troviamo questi interessanti numeretti (ultimi quattro anni, il 2016 è la colonna più a destra):
Quindi, di quell’1,9% di crescita del 2016, 1,1% deriva da consumi delle famiglie, 0,8% da consumi pubblici (spesa), 0,5% da investimenti. Per contro le esportazioni nette, cioè la differenza di variazione di export ed import, sottraggono crescita per lo 0,1%. Sappiamo quello che diranno gli obiettori della contabilità nazionale e della realtà: “ma l’export ha superato di gran lunga l’import, maestraaaaa!”. Ragazzi, questo è il modo in cui si calcola la variazione del Pil, vi assicuro che non è un complotto dei poteri forti. E insomma, questa Germania che non consuma, con un governo che non spende e che è bulimica di export, basta! Ah no, aspetta…
Ora dobbiamo solo attendere l’arrivo di Marco Fortis che ci dica che il contributo della spesa pubblica alla crescita tedesca è stato determinante, e che con quello anche noi avremmo fatto mirabilie, ed il gioco è fatto. Sì, ma loro hanno il bilancio pubblico in pareggio pur avendo aumentato la spesa. “Eh, per forza, hanno risparmiato sugli interessi!” Ma anche noi, eppure siamo in deficit. “Uhm, aspetta, ho il latte sul fuoco, torno subito…”
A ruota seguiranno noti editorialisti-investigatori, che di solito applicano il loro disturbo ossessivo-compulsivo a Deutsche Bank, a dirci che se la Germania esportasse di meno ed importasse di più allora sì che le cose andrebbero meglio. Buon’ultima ma non ultima la falange dei patrioti, quelli che non conoscono la differenza tra grandezze nominali e reali e che proprio per questo motivo da anni ci frantumano le gonadi col grido di battaglia “se non si può svalutare la moneta, si finisce a svalutare il lavoro!”, a ricordarci che la Germania ha beneficiato dell’euro debole e di tassi a zero. Ehi, aspetta, ma anche l’Italia ha beneficiato di entrambi, ops! “Sì, ma la Germania ha un’incidenza di commercio estero sulla propria economia che è ben superiore a quella italiana!” E anche no, visto che sono entrambe economie aperte di una magnitudine simile. Ops. “Sì, ma la Germania esporta entro l’Eurozona perché è più competitiva di noi, visto che i suoi lavoratori fanno la fame e le sue infrastrutture cadono a pezzi, e con questo ignobile dumping spiazza i nostri produttori!” E ancora no, ari-ops.
Beh, meno male che ora arriva Trump e gliela farà vedere lui, ai paesi esportatori furbetti! Il surplus commerciale tedesco farà una brutta fine: ognuno produca per sé e Dio per tutti e al diavolo anche quelle collaborazioniste di imprese italiane che hanno clienti tedeschi! Per fortuna quando usciremo dall’euro recupereremo competitività e riprenderemo ad esportare alla grande! Ah no, aspetta…vabbè, anche se il commercio mondiale dovesse collassare per mano di Trump, noi sapremo che fare coi nostri soldi sovrani, sia chiaro: