Io uscirei, non uscirei, ma se vuoi – 2

Oggi è giorno pari, quindi Antonio Martino è risolutamente contrario all’uscita dall’euro. Ce lo ricorda in un’intervista al Mattino che è solo l’ultima di una lunghissima serie di “fraintendimenti” con i giornali che non riescono a cogliere l’essenza del suo pensiero, che è guizzante ed ubriacante come il grande Garrincha, di cui si diceva riuscisse a dribblare e confondere anche il pallone.

E così, ecco il Martino-pensiero di giornata, consegnato a Francesco Pacifico. Affrettatevi, scade a mezzanotte:

Lei non ha mai lesinato critiche all’euro
«Si, ma non ho mai auspicato la nostra uscita. Molte volte penso a Luigi Einaudi. Lui era molto favorevole alla moneta unica europea, perché ricordava l’uso malevolo della sovranità monetaria che i singoli Stati avevano fatto. Voleva vietare la monetizzazione del debito. Invece cosa sta facendo oggi la Banca centrale europea di Mario Draghi stampando moneta?»

Allora. Prendiamo atto che Martino legge Einaudi come sostenitore del vincolo esterno, la disciplina che tiene il paese sui binari della salute economica. Quando lo abbiamo fatto notare, anni addietro, la risposta sul suo blog è stato un profluvio di insulti e volgarità (oggi cancellate), che sono costate piuttosto care ad una cheerleader del Professore. Ma non divaghiamo. C’è solo da ricordare a Martino che il QE non è “monetizzazione” del debito e che è prassi a cui hanno fatto ricorso le quattro maggiori banche centrali dal pianeta ma sarebbe futile. Prendiamo la prima affermazione: “non ho mai auspicato la nostra uscita” dall’euro.

Ecco cosa diceva Martino il 17 febbraio, intervistato dal direttore di Libero, Pietro Senaldi:

Doppia moneta, allora è possibile uscire dall’euro?
«Certo che è possibile. Non è semplice né indolore; anzi, è costoso e difficile, ma è realizzabile»

Il punto è se ci converrebbe
«Non risolverebbe il problema dell’enorme spesa pubblica che abbiamo ma ci libererebbe dalla schiavitù di una politica economica decisa dagli altri. Non è affatto detto che staremmo peggio, anche perché non bisogna dimenticare che in Europa ognuno pensa per sé e la nostra economia spesso è stata attaccata e scientemente impoverita dai partner Ue. Sono d’accordo con l’ex leader della sinistra tedesca Joschka Fischer, secondo cui la Germania ha distrutto due volte l’Europa con i carri armati e per la terza volta ci sta provando con le banche».

Come si potrebbe uscire?
«Si torna alla lira in concorrenza con l’euro. In un paio d’ anni il tasso di cambio tra le due monete si stabilizza. A quel punto, con un rapporto di cambio deciso dal mercato, si converte in lire il debito pubblico. È il piano che, assieme a diversi economisti europei, avevamo previsto nel 2012 per l’ uscita della Grecia»

Come si nota, oltre all’amenità della doppia moneta, che Berlusconi ha diligentemente fatto sua in queste settimane, Martino non auspica in alcun caso la nostra uscita dalla moneta unica, giammai. Si limita ad affermare che uscendo “torneremmo padroni a casa nostra”, senza farci imporre da altri le opzioni di policy. E chissà quali sarebbero: stampare moneta per finanziare deficit, quello che Martino teme più di ogni altra cosa? Mistero.

Ma non disperate: nei prossimi giorni è già prevista un’intervista in cui Martino ci spiegherà come è possibile uscire dall’euro in quattro agili mosse senza rischiare il colpo della strega.

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