L’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che difficilmente passerà alla storia come colui che “ve l’aveva detto”, malgrado la sua possente produzione pubblicistica ed un’esperienza ministeriale trascorsa a farsi prendere a ceffoni dalla realtà, ha ritenuto di dover esprimere la propria dotta valutazione sulla crisi della Ue da un angolo visuale molto particolare: quello del Mezzogiorno d’Italia. Perché, come noto, le colpe della Ue si estendono dal meteo al sottosviluppo economico di paesi che da tempo hanno perso la bussola ed il senso comune. Mentre senso del ridicolo e della decenza hanno tolto il disturbo ancor prima, come ci ricordano prassi e teoria tremontiane, solcando i lustri.
In un’intervista al Mattino, programmaticamente intitolata “Così il Sud è affidato a Bruxelles“, Tremonti identifica la causa prima del sottosviluppo dell’Italia meridionale. Indovinate quale?
«(…) in deroga, e lo sottolineo, ai criteri europei veniva fatta valere la particolarità della realtà meridionale che avrebbe poi portato alla nascita della Cassa per il Mezzogiorno e alla detassazione nelle attività produttive nel Sud. Oggi, invece, c’è l’opposto: mentre i padri fondatori dell’Europa mantenevano la responsabilità sul Meridione, i dementi di dopo hanno affidato il Sud a Bruxelles»
In che modo, professore?
«I fondi di coesione, che per inciso sono soldi nostri, vengono amministrati con i criteri di Bruxelles che sono uguali per il Nord e per il Sud, per l’Olanda e per la Campania ignorando che un conto è un subappalto in Calabria e un altro ad Amsterdam. Nell’Europa di allora l’Italia decideva del Sud e lo difendeva, nell’Europa di oggi l’Italia lo appalta agli alieni di Bruxelles che gestisce tutte le aree dell’Unione»
Beh, certo, in effetti la Cassa per il Mezzogiorno è stata un modello di sviluppo accelerato di aree depresse in Europa, almeno fino alla metà degli anni Cinquanta. Poi sono arrivati i perfidi burocrati di Bruxelles, che non hanno capito che un subappalto in Calabria non è lo stesso di uno ad Amsterdam (sotto che profilo? Meglio non approfondire) e sono iniziati i problemi del nostro meraviglioso paese. Ha da tornà, ‘a Cassa. Perché con questi europei sparagnini il nostro paese non può investire, come abbiamo potuto sperimentare anche con l’assertivo governo di Matteo Renzi. E del resto, Tremonti non è sbucato da sotto le foglie di un cavolo: è un prestigioso italiano che ha avuto l’onore e l’onere di guidare i nostri conti pubblici per lunghi anni, tra un libro l’altro di grandi meta-visioni.
Sia lode quindi all’archivio storico Ansa, che ci soccorre in questa opera di riscoperta dei fatti. Tremonti ha avuto molti gemelli, in differenti epoche storiche. Ma sempre, i gemelli Tremonti hanno eroicamente lottato contro il soffocamento che le perfide istituzioni europee hanno tentato nei confronti della Patria, attraverso i fondi comunitari e vari blocchi al finanziamento del nostro Mezzogiorno. Si parte da lontano:
Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, chiede agli enti locali del Sud una parte attiva per lo sviluppo del Mezzogiorno, chiedendo loro una accelerazione nella spesa dei fondi cofinanziati dall’Ue. “Nei prossimi tre mesi – chiede il ministro – le autorità non dovranno perdere nulla dei fondi comunitari 2002, per riprogrammare per il futuro puntando su progetti più efficaci”. Tremonti ha chiesto anche di presentare al Cipe i piani per progetti per spendere 1.500 milioni di euro previsti da un articolo della legge finanziaria (Ansa, 10 novembre 2002)
Come si nota, già 15 anni addietro il diabolico euro-piano per mandare in malora l’Italia era centrato sul mancato utilizzo dei fondi comunitari, un sortilegio da cui ancora ai giorni nostri non riusciamo a risvegliarci. Oltre questo, non c’erano proprio soldi per il nostro Sud, come confermato da Tremonti medesimo:
Per il Mezzogiorno ci sono, in questa finanziaria, risorse “straordinarie”, e per il periodo 2003-2006 attiva 47 mld di euro. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel dibattito alla Camera sul maxiemendamento in finanziaria sul sud. “La finanziaria contiene fondi aggiuntivi di 8,5 mld euro, il 26% in più rispetto al 2002, e con i cofinanziamenti Ue, attiva la cifra record di 47 mld euro” (Ansa, 10 novembre 2002)
Visto? Del tutto evidente che questi fondi europei sono alla base del nostro progressivo soffocamento, perché a Bruxelles continuano a non rendersi conto che un subappalto in Calabria non è come uno ad Amsterdam. In realtà lo hanno capito perfettamente ma ci costringono a giocare con le regole di Amsterdam per affossarci. Maledetti. Alcuni anni ed alcuni libri di latinorum dopo, Tremonti avrà modo di precisare ulteriormente contorni e meccanica dell’euro-piano per distruggerci:
Il problema del Mezzogiorno d’Italia non sono i fondi, che “ci sono”. Serve piuttosto un centro decisionale. “Per questo rifarei la Cassa del Mezzogiorno”. Lo ha detto durante il dibattito con Pier Ferdinando Casini organizzato dall’associazione Formiche ai mondiali di nuoto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Secondo il ministro l’Italia è un paese che si sta avviando ad essere troppo duale, come direbbero i raffinati. Il Centro non ha una ricchezza sopra la media dell’Ue. Siamo un paese troppo diverso ed è una diversità che non si è ridotta ma che anzi è cresciuta. Non credo sia una questione di fondi pubblici. La vecchia Cassa del Mezzogiorno ha assorbito 6 miliardi e ha funzionato in modo straordinario. Poi è venuta la nuova politica che ha assorbito botte da 100 miliardi l’anno ma gli effetti non ci sono stati”. Quindi secondo il ministro la questione è stata “una degenerazione del meccanismo”. In questo senso “la questione meridionale è di interesse nazionale. Non è la somma degli interessi locali. Se sei in una regione meridionale fai dei piani che sono pensati regione su regione. Il Nord invece ragiona come sistema. In Lombardia nessuno pensa ad opere Lombardia su Lombardia”. Il problema è dunque che “per il Sud non c’è uno strumento meridionale, c’è il Cipe, la Conferenza Stato-Regione che sono strumenti nazionali. Ed è per questo che rifarei la Cassa del Mezzogiorno. Non vedo alternativa” (Ansa, 29 luglio 2009)
Come siamo ormai in grado di affermare senza tema di smentita, il piano euromondialista per distruggere l’Italia parte da molto lontano ed ha due precisi pivot: il divorzio tra Tesoro e Bankitalia, del 1981, che ha impedito alla banca centrale di monetizzare patriotticamente il nostro debito pubblico, e l’abolizione della Cassa per il Mezzogiorno, sostituita inizialmente con il sistema d’incentivi previsti dalla legge 488/92. Per capire come questa legge 488/92 abbia devastato il nostro Mezzogiorno in nome e per conto dell’Europa, si può leggere l’archivio di un giornalista testimone dei nostri tempi, Antonello Caporale. Ad esempio questo articolo. Oppure quello che Caporale scriveva nel 2008:
«La legge 488, la figlia illegittima della Cassa del Mezzogiorno, provoca l’emigrazione al contrario: imprenditori del Nord che scendono al Sud, nel profondo Sud, ripuliscono le casse del Ministero per lo Sviluppo Economico, gabbano migliaia di ragazzi e si eclissano. Oppure solleticano la verve imprenditoriale della mafia locale, coperta dal silenzio della gente e da un manipolo di prestanome. Chi (pochi) finisce in cella, chi (tanti) fugge all’estero, chi (la maggioranza) aspetta che la giustizia si fermi al traguardo della prescrizione (…) La legge 488, la famigerata 488, ha generato la più grande catena truffaldina nella già devastata economia del sud»
Al punto che un esasperato Pierluigi Bersani mise la parola stop a quella legge, prestandosi involontariamente all’euro-complotto. A dirla tutta, pure uno dei gemelli Tremonti aveva capito che qualcosa non quadrava, nel sistema di incentivi pubblici:
Per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti “al sud non c’è solo una questione di spreco di risorse ma anche di corruzione civile”. “Nella triade appalti, sanità e fondi Ue – ha sottolineato oggi il ministro intervenendo a Napoli al convegno sulla questione meridionale – è cresciuta in modo esponenziale, verticale, inaccettabile la cifra della criminalità”. Per questo motivo Tremonti ritiene che sia necessario un ragionamento politico che porti ad una chiara distinzione tra lo Stato e il privato, con il primo che deve tornare a fare lo Stato. Tremonti ha sostenuto la tesi ricordando come nel corso degli anni le differenze tra le due parti del paese siano aumentate anche in presenza di maggiori conferimenti di risorse pubbliche in favore del Mezzogiorno (Ansa, 28 settembre 2009)
La realtà è ben differente. La realtà è che l’euro-complotto ha infiltrato agenti guastatori tra le file della nostra pubblica amministrazione e dei nostri imprenditori “privati”, per far fallire prima la Cassa per il Mezzogiorno, poi la legge 488, poi il sistema di incentivi pubblici ed alla fine il cofinanziamento nazionale dei fondi europei. Onore al merito di Tremonti, quindi, che è riuscito ad unire i puntini e scoprire che il nostro Mezzogiorno è fallito per colpa della Ue, allo stesso modo in cui sta fallendo l’Italia, secondo gli stessi canoni di utilizzo di fondi pubblici, nazionali e comunitari. Basta austerità, perdio.
Noi, in attesa di leggere i commenti di quanti prenderanno sul serio la chiave di lettura complottistica di questo post, stiamo seriamente meditando di sdoppiare la categoria “Adotta un neurone”, e di gemmarne da essa una nuova, dedicata alle analisi ed alle diagnosi prodotte dalla nostra classe digerente, che ci hanno condotto sin qui. Il titolo della nuova categoria phastidiosa è già pronto, ormai eternato nel dibattito pubblico italiano e nel suo post mortem:
