Chi vive sperando

C’è soprattutto un punto da segnalare, nel Rapporto di primavera sulle “Prospettive per l’economia italiana“, elaborato da Istat. Il fatto che (forse) nel 2017 “la dinamica della produttività tornerebbe positiva”, perché “dopo tre anni di tassi di crescita negativi, la produttività del lavoro, misurata come rapporto tra Pil ed unità di lavoro, è prevista in aumento poiché la crescita del Pil (1,0%) è stimata più elevata rispetto a quella delle unità di lavoro (0,7%)”. Son soddisfazioni.


Cioè, dopo il triennio 2014-2016, in cui la variazione della produttività del lavoro è stata negativa, forse quest’anno torneremo ad avere una crescita. Sono soddisfazioni. Il tutto considerando che, di solito, la produttività del lavoro ha un andamento pro-ciclico, cioè accelera all’uscita dalle recessioni e nelle fasi di ripresa. È possibile che in Italia ciò non sia accaduto per effetto dei sussidi alle nuove assunzioni a tempo indeterminato, legati al Jobs Act. Comunque sia, avere segnato un triennio di flessione della produttività del lavoro è qualcosa di cui non scrivere a casa, diciamo. A meno di essere tifosi della decrescita, assai poco felice.

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