Assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana, momento di autocelebrazione e di sospiri di sollievo, quel sentirsi dalla parte giusta della storia, anche con la maiuscola, nell’aver criticato gli eccessi “ideologici” della Ue e di elogio per l’equilibrio ed il pragmatismo con cui “The Italian way” ha messo in sicurezza MPS e quello che è rimasto delle venete, senza attentare al leggendario articolo 47 della Costituzione più bella del mondo. A quello hanno già reiteratamente attentato banchieri e politici, nel corso del tempo.
Patuelli afferma che i recenti interventi del governo “hanno eliminato i rischi sistemici dal mondo bancario”. Ma il presidente Abi, convinto che l’unica via per la salvezza sia quella italiana, non rinuncia a criticare “le inammissibili ed incostituzionali retroattività” nelle norme europee. Qui, come al solito, non ci capiamo: se una banca è in dissesto, che fare? Ordinare al sistema di salvarla mantenendo intatti ed integri tutti i creditori, e divenendo un formidabile veicolo di contagio sistemico? Vai a saperlo. Peraltro, il presidente Abi lamenta, come fa da tempo, la rapidità di introduzione del cuscinetto di titoli assoggettabili a bail-in, il MREL, che a molte banche italiane rischia di costare moltissimo. Servirebbero “lunghi preavvisi e gradualità di introduzioni”, ribadisce Patuelli. Bene. Ma se anche ciò avvenisse, e pare che avverrà, che faremo in caso di nuovi dissesti prima che la “gradualità” sia andata a regime? Mistero. Addirittura, il presidente Abi giunge ad affermare che MREL e la misura identica per banche sistemiche (TLAC) “sono stati pensati in altre fasi economiche e politiche internazionali”. Davvero? E quali? Che c’è di meglio di una fase di espansione globale per introdurre cuscinetti di sicurezza nel sistema creditizio? Quando misure equivalenti furono introdotte anni addietro, in pieno clima recessivo, Patuelli giustamente lamentava il loro impatto pro-ciclico e restrittivo dell’offerta di credito. Non è che c’è un po’ di renzismo sottotraccia, in questo approccio? Nada durante la crisi, nada durante la crescita?
Patuelli insiste a non farci sapere che si dovrebbe fare in ipotesi di nuovi dissesti bancari, e forse quello è il bello di essere presidenti di una grande associazione sindacale di categoria. A dire il vero, Patuelli una richiesta forte per il legislatore ce l’ha: serve una riforma della giustizia civile italiana per dare una svolta allo smaltimento dei crediti deteriorati. Bello, piacerebbe anche a noi una riforma del civile da Terzo Mondo di questo paese. Diciamo che qui servirebbe la famosa retroattività che così poco piace a Patuelli, che cita il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco: “se in Italia i tempi di recupero dei crediti fossero in linea con quelli medi europei, l’incidenza delle sofferenze sul complesso dei prestiti sarebbe oggi circa la metà”. Certo, ma non si deve scordare che le imprese (e Confindustria) non gradirebbero procedure di recupero crediti troppo ruvidamente rapide, come abbiamo constatato durante gli interventi del governo Renzi.
Veniamo proprio all’intervento di Ignazio Visco all’assemblea Abi. Il governatore chiede aggregazioni di banche e decisi tagli di costi. Il che significa soprattutto tagli del costo del lavoro, che richiederà tuttavia un “aiutino” pubblico per le uscite, quelle che Visco ha definito “ben calibrate misure di accompagnamento all’interruzione anticipata del rapporto di lavoro”. Visco torna poi sulla mitologica bad bank europea, che tuttavia mai vedrà la luce, per ribadire che sarebbe utile “purché rapidamente definita”, e vabbè. In realtà, ieri l’Ecofin ha dato il via libera di massima al nulla, e cioè a bad bank nazionali, ma servirà ancora molto tempo per intersecare questo progetto con le norme sugli aiuti di Stato. Perché il punto è sempre e solo quello. E lo si comprende molto bene quando Visco rilancia per l’ennesima volta il punto che gli è caro, e che sarebbe carissimo per i contribuenti italiani: “affinché possa avere effettivamente successo, il prezzo di trasferimento degli attivi [deteriorati, ndPh] non dovrebbe essere troppo distante dal loro reale valore economico”.
Ma non è meraviglioso, tutto ciò? Esiste una entità ontologica chiamata “reale valore economico” dei crediti in sofferenza, che tuttavia non è chiaro da quale divinità venga fissato, e che dovrebbe essere la stella polare per cedere alla bad bank pubblica i crediti deteriorati. Su questo metafisico “reale valore economico” delle sofferenze si stanno da tempo esercitando i nostri valenti editorialisti di sistema, quindi siate fiduciosi. E se la Ue dirà di no, per ovvi motivi di decenza, i nostri eroi torneranno a tentare la strada delle due venete, dichiarando le banche dissestate come non sistemiche tranne che alla regione di appartenenza, e quindi interverranno i contribuenti. Forse è esattamente questo il “modello” che Patuelli gradirebbe e che non esplicita.
Visco si rallegra per il notevole miglioramento delle metriche del sistema delle sofferenze: flussi di ingresso notevolmente ridotti e abbattimento dello stock a seguito delle operazioni MPS e venete. Il governatore non dice che le sofferenze non scompaiono ma si limitano ad uscire dall’universo bancario, e che il processo di loro recupero diverrà molto più aggressivo, con ricadute importanti sui debitori. Ma forse questo non è più affar suo. C’è però un evidente riferimento di Visco all’anello debole della catena, quello delle Bcc, che stanno attrezzandosi con le capogruppo, e che Visco auspica si dotino per tempo del capitale necessario, pari a circa un miliardo di euro, che tornerà utile quando molte di quelle Bcc soccomberanno sotto il peso delle loro sofferenze. Questo è il prossimo bubbone nel credito in Italia, e le “istituzioni” lo sanno perfettamente. Detto incidentalmente, Visco invita le Bcc anche a “dotarsi di una dirigenza con competenze e professionalità elevate”. Niente meno. Basta banchieri scalzacani e maneggioni di provincia, par di capire. Il leggendario “territorio”. E poi il problema sono le Sparkassen tedesche, giusto?
Ma oggi è giorno di festa, sollievo ed autocelebrazione. È il “sistema Italia” che ritiene di aver trovato un suo originalissimo percorso per trarsi d’impaccio, alla faccia di quanti ci vogliono male. E chi siamo noi, per contrastare questo momento di orgoglio dei devianti?