E’ stato nessuno, il maggior nemico dell’Italia

Ieri Quaestio Sgr, gestore dei fondi Atlante, ha emesso un comunicato in cui «smentisce ogni azione di qualsiasi rivalsa giudiziaria o di altro tipo contro banche, enti, istituzioni finanziarie e autorità». Nei giorni scorsi, Repubblica aveva scritto che il gestore avrebbe «passato in rassegna con alcuni legali l’opportunità di rivalersi in tribunale». Atlante I è giunto al termine della sua breve e dolorosa (per i suoi azionisti) esistenza, con 3,5 miliardi inceneriti in un anno e, in questa temperie fatta di smania di conoscere la verità, con minuscola e maiuscola, forse ci si attenderebbe esattamente un’azione giudiziaria da parte di quello che è il Grande Truffato dai bilanci delle banche venete.

Invece, niente. Strano, no? Eppure, basterebbe ricordare alcune parole “pesanti” di un dominus del credito in Italia:

Nelle banche venete il fondo «Atlante ha trovato una situazione di gran lunga peggiore a quello che era stato scritto nei prospetti. Forse un giorno bisognerà andare a chiedere chi ha autorizzato quei prospetti, che erano prospetti falsi». Lo ha detto il presidente di Acri (l’associazione nazionale delle Fondazioni di origine bancaria), Giuseppe Guzzetti, parlando con i giornalisti a margine di una iniziativa organizzata dalla fondazione Cariplo a Milano (Ansa, 11 maggio 2017)

Nell’occasione, Guzzetti ribadiva e puntualizzava quanto detto con grande forza alcuni mesi prima dal presidente di Quaestio:

«La cosa che bisogna dire è che il fondo Atlante è nato e si è comprato le venete in Ipo con numeri che erano da libro dei sogni, ridicoli. Qui c’è una responsabilità mica da ridere». Così Alessandro Penati, presidente di Quaestio, a proposito della Popolare di Vicenza e Veneto Banca. «In parecchie situazioni scava scava e diventa una horror story. Uno si meraviglia ma non solo per loro, anche per banche come Banca Marche e Mps, che siano state gestite in questo modo» (Ansa, 7 febbraio 2017)

Quello di “responsabilità mica da ridere” è un concetto molto netto, diremmo. Eppure, ieri Quaestio ha smentito tutto e tutti. Forse perché i prospetti sono stati avallati da Consob e Banca d’Italia, forse perché contenevano ipotesi di perdite su crediti per soli 130 milioni, come scrive oggi Andrea Greco (soltanto? Possibile?). C’è da dire che Greco, nel suo pezzo, ipotizza che il suggerimento a non procedere venga da una signora di Francoforte, per non trascinare nella disputa la vigilanza della Bce, che peraltro è quella che ha scoperchiato  il verminaio veneto. Ma perché mai Atlante dovrebbe procedere contro il Single Supervisory Mechanism? Per aver avallato la liquidazione delle venete anziché un bail-in ed una ricapitalizzazione precauzionale che avrebbero comunque azzerato Atlante? E per quale motivo la vigilanza della Bce dovrebbe impedire ad un asset manager (che non è una banca) di tentare eventuali azioni giudiziarie contro di essa?

Come che sia, il punto resta. Viva le commissioni parlamentari d’inchiesta, viva l’articolo 47 della costituzione più bella del mondo. Ma resta il punto di fondo: pare non esistano responsabilità per quanto è accaduto. Il destino cinico e baro continua ad accanirsi contro il nostro povero paese. Bisognerà prendere coscienza che Nessuno è il nome del maggior nemico dell’Italia.

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