In Spagna, il mercato immobiliare prosegue la sua robusta ripresa. Nel terzo trimestre di quest’anno, secondo l’istituto nazionale di statistica, l’incremento dei prezzi è stato del 2,2% trimestrale e del 7,2% annuale, il passo di crescita più rapido dall’inizio della ripresa immobiliare, nel 2014. Ulteriore segno di una ripresa che è ormai da tempo in atto.
L’inflazione immobiliare è maggiore a Madrid, che nel terzo trimestre segna un incremento annuale in doppia cifra, al 10,9%. A ruota segue la Catalogna con +9,1% annuale, malgrado l’elevata incertezza legata alle spinte secessioniste.
I prezzi nominali degli immobili sono risaliti del 26,6% dai minimi della crisi, segnati nel 2014, ma sono ancora inferiori del 32% al picco, registrato nel 2007. Dopo un rallentamento che ha coinciso con gli eventi catalani, nel 2017, il mercato immobiliare spagnolo ha accelerato la ripresa, sorretto dalla concessione di credito. Nel secondo e terzo trimestre di quest’anno, infatti, le erogazioni di nuovi mutui ipotecari sono aumentate rispettivamente del 13,3% e del 10,2% tendenziale. In crescita a doppia cifra anche le compravendite.
Numeri che suscitano invidia agli italiani, che da anni vedono i prezzi immobiliari stagnare (quando non sono cedenti) e che stappano una bottiglia di quello buono (almeno sui giornali-grancassa), quando le statistiche mostrano aumenti delle compravendite. Ottimo risultato per il paese il cui mercato immobiliare era dato per defunto solo pochi anni addietro, dopo lo scoppio della bolla del credito facile.
Interessante osservare che questi recuperi delle quotazioni immobiliari spagnole non avvengono in un contesto di boom del credito; esattamente il contrario. A ottobre il credito al settore privato è cresciuto di un assai esile 0,3% annuale, che pure segna il massimo da 17 mesi, ed i quozienti di debito del settore privato fanno segnare il minimo da 13 anni.
Numeri eclatanti del deleverage spagnolo: il debito delle imprese era in ottobre al 73,2% del Pil, cioè 33,7% sotto i massimi del 2009. Quello delle famiglie è al 59%, il 23% sotto i massimi di fine 2008.
Il credito alle imprese non finanziarie cresce dello 0,2% annuale, quello alle famiglie dello 0,4%. Se siete confusi da questo ultimo dato, confrontato alla crescita a doppia cifra dei mutui, sappiate che la spiegazione risiede nel fatto che, mentre il credito aumenta, vi sono anche contestuali cancellazioni di posizioni debitorie pregresse, oltre che estinzioni di debito per rimborsi. La crescita del Pil nominale genera circoli virtuosi: chi l’avrebbe mai detto?
Altra lezioncina per gli italiani, che da troppi anni hanno una crescita nominale talmente debole che li pone a costante rischio di sostenibilità del debito. Ma, come noto, da noi tutto si risolve col vittimismo, dicendo che agli spagnoli è stato concesso di fare deficit, a differenza nostra (sic), e che questo spiega tutto. Spiega soprattutto l’evidente disagio psichico del discorso pubblico di casa nostra.