Per l’attualità della settimana, il violento impatto dell’epidemia sui mercati finanziari, che avrà effetti sull’economia reale (e viceversa); lo sciocco mantra politico della “terapia shock per l’Italia”, che da lustri scandisce invece gli shock che il paese subisce; i preparativi per la Brexit, con l’esercito di agenti doganali che le imprese britanniche dovranno assumere; lo spezzatino Alitalia, piatto avariato cucinato con anni di ritardo e conto “stellato” a carico dei contribuenti.
Il governo ha preso le prime decisioni a sostegno dell’economia, per ora necessariamente blande e circoscritte, oltre ad aver nominato due “superconsulenti ideologici” esteri, tra stato imprenditore ed economia circolare in autoconsumo. Presto chiederemo nuova flessibilità alla Ue, ma per farne cosa? Nuovi sussidi a pioggia o una improbabile “riforma” dell’economia? Ne parliamo con Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni.
Si fa presto a dire smart working, ma che vuol dire in concreto? E siamo sicuri che la politica ascolti l’economia e la produzione, imprenditori e lavoratori, oppure stiamo sempre più scivolando e perdendo terreno, minati da tic populisti? Ne parliamo con Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl.
Ma è vero che la Germania sta per sospendere il vincolo costituzionale al deficit, come chiesto dal ministro delle Finanze, Olaf Scholz? E basta fare deficit per crescere, come (non) dimostra il caso italiano? Di questo e del lungo crepuscolo di Angela Merkel parliamo con Tobias Piller, corrispondente dall’Italia della Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Buon ascolto, anche della playlist delle Belve.