Il governo e la maggioranza puntano sulla proroga al 31 dicembre della cassa integrazione, usando i prestiti europei SURE. Ma che accadrà quando diverrà evidente che una parte dei circa otto milioni di cassintegrati non riuscirà a rientrare al lavoro, perché le loro imprese non ce l’avranno fatta? Avremo il tentativo italiano di rendere permanente la Cig, proprio come il QE delle banche centrali sta diventando altrettanto permanente. Che c’entra questo bizzarro parallelo?
Andiamo con ordine: la settimana scorsa la Bce ha ampliato il PEPP, che sarebbe la versione pandemica dell’easing quantitativo. È ormai evidente che l’istituto guidato da Christine Lagarde andrà a drenare tutto l’extra deficit dei governi nazionali. Questo spiega la grande soddisfazione dei no-euro, che vedono nella mossa il compimento del loro desiderio di avere una banca centrale che di fatto monetizzi il deficit.
Non così in fretta: che accadrà quando ci sarà l’annuncio di fine PEPP, se l’Italia non avrà trovato il modo di far ripartire crescita e produttività? Che torneremo nel mirino dei mercati. Chi vuol essere lieto sia.
Ma quante probabilità di crescere ha un paese che sta per attovagliarsi per spartirsi un bottino di 200 miliardi di euro, in prevalenza a debito agevolato, caduti dal cielo europeo, e pensa di farlo secondo i classici canoni ultra-corporativi italiani, cioè di sommatoria di mance? Pochine, vero?
E qui interviene Michele. Che ipotizza che la “nuova normale” in giro per il mondo sia un aumento strutturale di disoccupazione, che implica l’esigenza di allargare la rete di welfare. Le banche centrali, col Covid, hanno fatto un “salto quantico” nella loro politica monetaria. Ora assorbono l’extra deficit, destinato a dare da mangiare a chi ieri era in lockdown ma domani rischia di non riuscire a trovare lavoro. È arrivato il QE del popolo.
Prendiamo gli States: una presidenza Biden dovrà sanare la ferita con la popolazione afro-americana, percossa da virus, povertà e razzismo. Ma anche “indennizzare” i blue collar bianchi e incazzati neri che hanno votato per Trump. Ecco un canale di welfare da potenziare subito per giungere alla “pacificazione nazionale”.
Suggerisco che potrebbe aversi una sorta di remake, riveduto e corretto, della Great Society di Lyndon B. Johnson. Poi degenerata in dipendenza da welfare, sino a produrre la cosiddetta rivoluzione reaganiana. E per il deficit? Si usa il “riciclo” della banca centrale. In questo modo, si evita pure di alzare la tassazione ed i capitalisti finanziari ringraziano per l’esplosione di multipli azionari causata dal QE infinito. Cerchio chiuso, tutti felici.
Che accadrà, se in Occidente prevarrà questo scenario? Che servirà “qualcuno” impegnato a fare la factory per conto nostro. Chi sarà candidato al ruolo? L’Asia, non necessariamente la Cina. In prospettiva, ciò implicherebbe aumento del surplus commerciale asiatico verso l’Occidente, che prima o poi si tramuterebbe in acquisti diretti. Di aziende in Usa ed in Europa, di isole e città lagunari in Italia.
Fantapolitica, anzi fantaeconomia? Possibile. Per ora è solo un meta-scenario, ricavato partendo dalla miserrima condizione italiana, che per l’ennesima volta riparte a forte handicap rispetto al resto dei paesi sviluppati mentre è indaffarata ad accentuare la propria isteresi, e proiettandolo agli Stati Uniti ed ai problemi sociali che i medesimi dovranno risolvere nel prossimo futuro.
O forse non accadrà nulla del genere. O meglio, si avvererà solo la profezia sull’Italia. Ma quella i bookmaker non la quotano. Chissà perché. Buona visione.