La Rai mette alla porta “Sua Pippità” Baudo, ufficialmente per violazione degli accordi contrattuali, non avendo chiesto l’autorizzazione alla convocazione di una conferenza stampa, in realtà per attriti col direttore generale Cattaneo. Baudo reagisce “tradizionalmente”, invocando il delitto di lesa maestà, ma declinandolo su qualcosa di più trendy: il mobbing. Baudo, infatti, nelle dichiarazioni rese alla stampa, parla di “pulizia etnica” in Rai ai suoi danni, e soprattutto cita la frasetta magica che i legali utilizzano quando vogliono accusare i datori di lavoro di mobbing: “violenze morali”. Ora, è molto difficile immaginare che un “artista” miliardario che ha sempre fatto in Rai (e non solo) il bello e il cattivo tempo, possa essere assimilato ad un povero impiegato chiuso nello sgabuzzino delle scope con un telefono scollegato ed un computer finto. E parimenti è difficile immaginare Baudo come un “pasionario” della libertà d’espressione, che cantando “bella ciao” ingaggia una lotta disperata ed eroica contro il moloch Berlusconi. Eppure, Repubblica e l’Unità riescono, per l’ennesima volta, a smarrire il senso del ridicolo. L’Unità definisce Baudo “un patrimonio dell’azienda”, un autore che fa ascolto “trasformando ancora una volta una notizia di cronaca in momento emotivo denso di ascolti”. Insomma, non il democristianone che tutti conosciamo, l’uomo di De Mita prima, di D’Antoni (??) poi, l’ultimo vero potere forte di viale Mazzini, ma l’ennesima vittima di un regime che reclama quotidianamente il proprio tributo di intellettuali progressisti. In realtà, Baudo appare il simbolo di quella televisione lobotomizzata, nazional-popolare e deficiente che l’Unità ed i propri referenti politici hanno sempre avversato. Ritrovarselo sulle colonne del giornale che fu di Antonio Gramsci ed ora è di Furio Colombo (sign of the times…), mette tristezza.
Assai meno tristezza mette leggere ed ascoltare la velenosa polemica tra Lucia Annunziata (ex presidente Rai) e Marcello Veneziani (tuttora membro del cda), con querele di rito. Veneziani accusa Annunziata di avere sottoscritto un contratto con il quale, in caso di sue dimissioni dalla presidenza Rai per contrasti politici con il direttore generale (cosa poi avvenuta), venivano previste robuste e soprattutto segrete prebende a titolo di liquidazione “occulta”. Viene da chiedersi chi abbia firmato quel contratto, ma se fosse vero avremmo l’ennesima riprova che in Italia tutti “teniamo famiglia” e che insomma, va bene lottare per la libertà ed essere progressisti a tutto tondo, ma non esageriamo…