Uno degli inequivocabili presagi dell’imminente dissoluzione di una coalizione di governo (a livello nazionale o locale) è la “migrazione” di personale politico (parlamentari, consiglieri di enti locali) verso lo schieramento che si ritiene abbia le maggiori possibilità di vincere le successive consultazioni elettorali. Nelle scorse settimane abbiamo assistito, in giro per l’Italia, ad un fenomeno del genere, soprattutto con trasmigrazione da Udc e Forza Italia verso Udeur e Margherita.
Oggi, Francesco Rutelli tenta di incoraggiare gli aspiranti transfughi con un’interessante intervista al Corriere. L’intendimento di Rutelli, che si rivolge soprattutto ai centristi della Casa delle Libertà, è soprattutto quello di irrobustire la gracile componente moderata dell’Unione, che rischia di essere travolta dall’ordalia estremista di quello schieramento. Rutelli è notoriamente allergico al concetto di lista unitaria, nominargliela equivale ogni volta a causargli diffuse orticarie, e possiamo ben capirlo. Spingendo lo sguardo un po’ più in là degli eventi contingenti, potremmo addirittura ipotizzare, per il dopo-Berlusconi, uno schieramento moderato-centrista, con Rutelli e Follini (o chi per loro), che si contrapporrebbe ad una sinistra egemonizzata dal massimalismo. Lo schieramento neo-centrista potrebbe agevolmente prevalere, in tale scenario, perché verrebbero meno (forse…) tutti i dossier giudiziari e giornalistici con i quali la sinistra da oltre dieci anni a questa parte sta cercando di avvelenare i pozzi del principio dell’alternanza. Ma questi sono scenari futuribili, e ad essere sinceri non riusciremmo a trovare dell’autentico liberalismo neppure in essi, così come al presente ne rinveniamo tracce residuali. Nel prosieguo dell’intervista, Rutelli si avventura sul terreno della politica industriale, insinuando che la cessione di Wind da parte di Enel potrebbe essere dettata da esigenze di cassa del governo, per finanziare i nuovi sgravi Irpef promessi da Berlusconi. Ipotesi suggestiva, se non fosse che Enel sta cercando da almeno quattro anni di cedere Wind, dopo aver subito le critiche dei rappresentanti “liberal” del centrosinistra per la “pubblicizzazione” strisciante di una società privata, quale era Infostrada, da parte di Enel. Tra le altre proposte di politica economica, Rutelli ribadisce la richiesta di ridurre il cuneo fiscale tra retribuzione lorda e netta dei lavoratori, che servirebbe a rilanciare (molto in astratto) la competitività ed il potere d’acquisto delle famiglie. Simile richiesta è stata avanzata in queste ore, siamo certi per pura coincidenza, da Luca Cordero di Montezemolo. Rutelli critica la gestione delle privatizzazioni fatta dal precedente governo di centrosinistra, e ne ha ben donde, visto che di fatto si è trasferita la proprietà delle aziende di Stato da monopoli pubblici a monopoli privati o comunque a player dotati di fortissime posizioni dominanti. Evidentemente, lo scaltro professor Prodi aveva “dimenticato”, nella precedente legislatura, di rompere le condizioni di monopolio che stanno alla base della drammatica perdita di competitività del nostro sistema-paese, forse per pagare qualche cambiale ai suoi adorati poteri forti. Montezemolo, per parte sua, chiede l’accelerazione nella eliminazione dell’Irap, introdotta dal governo Prodi, sostituendola con “imposte che non penalizzino le imprese” (sic), e chiede anche sgravi fiscali per consentire le operazioni di fusione necessarie (ma forse non sufficienti) per ridare competitività all’Italia. Sfortunatamente, entrambi “dimenticano” di suggerire le fonti di copertura di simili leggi di spesa e di minore gettito fiscale. Vediamo:
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Reintroduzione del fiscal drag sugli scaglioni d’imposta, chiesto dai sindacati: sacrosanto, malissimo che il governo Berlusconi se ne sia finora altamente fregato.
Sostituzione del gettito d’imposta cessante originato dall’Irap: qui alcuni ministri (prima del crash delle regionali) avevano suggerito di finanziarlo con l’eliminazione dei trasferimenti pubblici alle imprese, auguri.
Eliminazione del tax wedge, il cuneo fiscale tra stipendi lordi e netti: per tentare di far ciò (ma solo a livello cosmetico), oltre che per semplificare gli adempimenti amministrativi, il centrosinistra inventò, nella scorsa legislatura, l’Irap, quindi diremmo che il cane si morde la coda ed il cerchio è chiuso.
Potremmo continuare ad oltranza con queste considerazioni, e ci ripromettiamo di farlo, perché è utile demistificare la furbizia del centrosinistra, che cercando di far passare sotto silenzio la grave crisi fiscale del paese (che non è frutto dei condoni), ha già iniziato a promettere mari e monti e a scrivere il proprio libro dei sogni ispirandosi ad una celeberrima canzone di Lucio Dalla che si chiama, non a caso, L’anno che verrà: sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno…noi aspettiamo il programma del professor Prodi, ma di quella canzone prediligiamo invece il verso che recita “e senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età”.